Otto razzi hanno colpito martedì la struttura dell’UNIFIL a Shama, nel sud del Libano, sede del contingente italiano della missione di pace delle Nazioni Unite. Secondo il Ministero della Difesa italiano, i razzi hanno danneggiato alcune aree esterne e un magazzino senza causare feriti. Cinque soldati italiani sono stati sottoposti a controlli medici precauzionali e le loro condizioni sembrano rassicuranti.
Il governo Meloni ha attribuito la responsabilità dell’attacco a Hezbollah, attivo nella zona lungo il confine con Israele. “È un’azione inammissibile contro chi lavora per la pace”, ha dichiarato il ministro degli esteri Antonio Tajani. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, inizialmente orientato a indicare Israele come responsabile, ha successivamente chiarito che i razzi erano di provenienza Hezbollah. In serata, il portavoce dell’IDF ha riferito all’ANSA che non è stato l’esercito israeliano a colpire le forze di pace nel Libano meridionale (come era invece stato più volte il caso nel recente passato).
La missione Unifil, con oltre 10’000 caschi blu schierati dal 1978 per monitorare la Linea Blu tra Libano e Israele, è sotto pressione in Medio Oriente. Oltre all’attacco alla struttura di Shama, un razzo ha colpito una postazione a Ramyah, ferendo quattro caschi blu ghanesi. L’Italia, maggiore contributore europeo con oltre 1’000 soldati, ha riaffermato il proprio impegno per la stabilità. La premier Giorgia Meloni ha espresso solidarietà al contingente, condannando fermamente l’attacco e sottolineando la necessità di proteggere il lavoro delle forze internazionali.
Sempre in Libano, l’esercito regolare di Beirut in un comunicato diffuso in serata ha lamentato la morte di tre dei suoi soldati, vittime di un attacco israeliano.