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I combattimenti non si fermano in Libano

L’aviazione israeliana continua a colpire le periferie di Beirut e pure più a nord. Biden invita lo Stato ebraico a studiare altre opzioni, mentre per Trump deve colpire i siti nucleari iraniani

  • Oggi, 11:21
  • 2 ore fa
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Il fumo degli attacchi aerei israeliani che hanno preso di mira la periferia di Beirut sabato mattina

  • Keystone
Di: AFP/RSI Info 

L’esercito israeliano ha effettuato sabato nuovi attacchi aerei in Libano, in particolare nella periferia meridionale di Beirut, roccaforte del movimento armato Hezbollah, che ha dichiarato di essere impegnato in scontri con le truppe israeliane al confine libanese.

Hamas ha annunciato che uno dei suoi comandanti, sua moglie e due delle sue figlie sono stati uccisi sabato in un attacco israeliano contro un campo profughi palestinese vicino a Tripoli, nel nord del Libano, il primo in questa regione dall’inizio della guerra a Gaza, scatenata dall’attacco compiuto dal movimento islamista palestinese sul suolo israeliano il 7 ottobre 2023.

Alla vigilia del primo anniversario di questo attacco, la Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, ha avvertito venerdì che i suoi alleati, principalmente Hezbollah e Hamas, continueranno a combattere contro Israele, aumentando i timori di un aggravamento della crisi in Medio Oriente.

Nel sud del Libano, “i soldati nemici hanno nuovamente tentato di avanzare verso la periferia del villaggio di Adaysseh” e “gli scontri continuano”, ha dichiarato Hezbollah in un comunicato sabato, dopo avere affermato di aver costretto i militari israeliani a “ritirarsi” da quella zona.

Contemporaneamente, una serie di esplosioni ha scosso la periferia meridionale di Beirut, dove immagini dell’AFP hanno mostrato colonne di fumo che si alzavano dall’area vicino all’aeroporto. L’esercito israeliano aveva precedentemente emesso ordini di evacuazione per alcuni settori.

Le forze armate dello Stato ebraico hanno pure reso noto di aver ucciso 250 combattenti di Hezbollah e di aver colpito più di 2’000 obiettivi da quando lunedì ha lanciato un’offensiva di terra nel sud del Libano, dove nove dei suoi militari sono morti nei combattimenti. Intanto, secondo la radio militare israeliana, altri due soldati israeliani sono stati uccisi nella notte di sabato da un attacco di droni provenienti dall’Iraq contro una base militare nelle Alture del Golan, annesse da Israele.

L’escalation in Libano arriva quasi un anno dopo che Hezbollah ha aperto un fronte contro Israele all’inizio della guerra a Gaza, seguita da mesi di scontri a fuoco che hanno fatto sfollare decine di migliaia di persone sui due lati del confine. Secondo il servizio libanese di gestione dei disastri, dall’ottobre 2023 sono state uccise in Libano più di 2’000 persone, di cui più di mille dal 23 settembre scorso, quando l’esercito ha lanciato massicci bombardamenti israeliani contro obiettivi di Hezbollah. Il governo libanese stima che circa 1,2 milioni di persone siano state costrette a lasciare i loro insediamenti.

Dal canto suo, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato venerdì che Israele dovrebbe “prendere in considerazione altre opzioni” oltre a colpire i siti petroliferi in Iran, dopo aver già menzionato questa possibilità il giorno prima in merito alle infrastrutture atomiche. Biden ha pure dichiarato che sta “cercando di mobilitare il resto del mondo” per allentare le tensioni, mentre Israele non ha garantito che non colpirà i siti nucleari di Teheran.

Non si è fatta attendere la replica del candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump, il quale si è scagliato contro le affermazioni formulate dal presidente uscente e ha sostenuto la necessità di colpire le strutture nucleari iraniane da parte di Israele. “Non è quello che dovreste colpire? Voglio dire, questo è il rischio più grande che abbiamo, le armi nucleari. Quando a Biden è stata posta questa domanda la risposta avrebbe dovuto essere: Colpiremo prima le armi nucleari e ci preoccuperemo del resto più tardi”, ha detto Trump.

E venerdì l’esercito statunitense ha annunciato di aver preso di mira 15 obiettivi Houthi nello Yemen, da dove i ribelli sostenuti dall’Iran compiono attacchi contro Israele e le navi che considerano legate a quel Paese, oltre che contro gli Stati Uniti e il Regno Unito.

Sabato mattina la Forza interinale delle Nazioni Unite (UNIFIL), schierata lungo il confine tra Israele e Libano, ha dichiarato di aver rifiutato la richiesta avanzata dall’esercito dello Stato di Israele di “spostare alcune” delle sue posizioni. In un comunicato, l’UNIFIL ha affermato che il 30 settembre scorso l’esercito israeliano aveva chiesto “di ritirare le forze di pace da alcune delle loro posizioni”, comunicando “la sua intenzione di condurre limitate incursioni di terra in Libano”. Tuttavia, “le forze di pace mantengono la loro presenza in tutti i siti”, ha aggiunto. l’UNIFIL 

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Telegiornale 04.10.2024, 20:00

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