Le ricostruzioni successive alla morte di 5 operai, travolti giovedì da un treno in corsa alla stazione di Brandizzo, nel Torinese, corroborano ormai l'ipotesi che fossero state ignorate le prescrizioni di sicurezza concernenti i lavori.
"Ragazzi, se vi dico 'treno' andate da quella parte, eh?". A pronunciare questa frase, poco prima della tragedia, era stato o il tecnico manutentore, o il caposquadra della ditta incaricata di eseguire le riparazioni dei binari. E a registrarla, su un video poi recuperato dal suo telefonino, era stato il più giovane degli operai che sarebbero poco dopo morti nell'incidente. Ciò, in buona sostanza, dimostra che gli operai erano stati messi al lavoro prima di avere la certezza dell'interruzione del traffico: in un momento in cui si sapeva che di treni ne dovevano ancora transitare.
In evidenza anche il fatto che una dipendente delle Rete Ferroviaria Italiana (RFI), dalla sala controllo di Chivasso, aveva avvertito per ben tre volte di non occupare i binari.
Sia il tecnico manutentore, che il caposquadra, sono ora indagati dalla procura di Ivrea per le ipotesi di omicidio colposo e disastro ferroviario in forma di dolo eventuale. Ma il dibattito si concentra ormai sul sospetto che sia ormai un modus operandi consolidato, in Italia, il fatto di iniziare i lavori prima delle autorizzazioni necessarie: per la fretta di concludere i lavori nei tempi ed evitare in tal modo penali alle ditte appaltatrici.
"Quello che posso garantire è che chi ha sbagliato pagherà", ha intanto affermato in un'intervista radiofonica il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, sottolineando che la sicurezza "deve essere la priorità" e che la morte dei 5 operai "non può restare impunita"