La Procura generale di Malta ha formalizzato le accuse e chiesto condanne all'ergastolo per i tre presunti autori materiali dell'omicidio di Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese uccisa con un'autobomba il 16 ottobre 2017. I tre imputati sono i fratelli George (55 anni) e Alfred (53) Degiorgio e Vincent Muscat (55), tutti pregiudicati. La loro individuazione avvenne grazie alle indagini condotte con la collaborazione internazionale di FBI, Europol e molte polizie europee, da Scotland Yard a quella italiana, compresi specialisti finlandesi che contribuirono - tra l'altro - al recupero in mare dei telefonini usati per l'attentato.
Restano ancora sconosciuti i mandanti dell'omicidio della reporter, impegnata in inchieste sui politici corrotti. Il Governo maltese, contestato e considerato complice dalla famiglia della giornalista uccisa, ha espresso soddisfazione con una nota in cui sottolinea: "Questa è un'ulteriore prova della dedizione e del buon funzionamento delle istituzioni".
Lo scorso 27 giugno l'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha chiesto a Malta di aprire, entro tre mesi un'inchiesta pubblica e indipendente sull'assassinio della giornalista, perché sussistono troppi dubbi sulla conduzione dell'indagine che, in più, non ha svelato chi ha ordinato l'omicidio. Nel testo si evidenziano 10 punti critici in particolare il fatto di non aver interrogato il ministro dell'economia Chris Cardona anche se, secondo alcuni testimoni, avrebbe avuto contatti con i sospettati dell'omicidio.
Il testo mette inoltre in relazione la morte della giornalista con il fatto che "lo Stato di diritto a Malta è gravemente compromesso dalle estreme debolezze del suo sistema di controllo e bilanciamento dei poteri". I danni che questo disfunzionamento ha creato sono dimostrati, secondo il rapporto, dalla "apparente immunità offerta dal premier Muscat a diverse persone coinvolte nei numerosi scandali di questi ultimi anni".
ATS/M. Ang.