Undici giorni dopo l’arresto, avvenuto il 19 dicembre l’Iran ha ufficialmente confermato lunedì che Cecilia Sala si trova in un carcere del Paese (si tratta di quello di Evin, ndr). Lo ha riferito l’agenzia di Stato IRNA, citando un comunicato del Dipartimento generale dei media esteri del Ministero della cultura e dell’orientamento islamico. L’accusa nei confronti della giornalista italiana è molto generica: “aver violato le leggi della Repubblica islamica dell’Iran”. L’inchiesta, si precisa, è ancora in corso.
L’ambasciatrice italiana a Teheran Paola Amadei ha incontrato domenica il viceministro degli Affari esteri, un faccia a faccia sui cui contenuti poco è trapelato e definito “interlocutorio”.
Anche se non confermato ufficialmente, appare vieppiù probabile il legame con il fermo a Malpensa il 16 dicembre su richiesta statunitense di Mohammed Abedini Najafabadi, il 38enne iraniano residente in Svizzera che attraverso una società bucalettere presso l’EPFL di Losanna avrebbe contribuito a far giungere in Iran tecnologia usata dai pasdaran per i propri droni Avrebbe così violato sanzioni imposte da Washington. Nel fine settimana il Dipartimento di Stato statunitense ha esplicitato affermato che il fermo di Cecilia Sala sarebbe una ritorsione iraniana per quello di Abedini.
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La partita si gioca quindi non solo sull’asse fra Roma e Teheran, ma se i destini di Sala e Abedini sono legati anche su quello fra Roma e Washington, che del 38enne ha già chiesto l’estradizione. Perché la giustizia italiana si pronunci in via definitiva potrebbe volerci però qualche mese.
Nel frattempo il legale di Abedini, Alfredo De Francesco, ha annunciato un’istanza per chiedere gli arresti domiciliari per il suo assistito.
Sala ancora in carcere a Teheran
Telegiornale 28.12.2024, 12:30