Cosa c’è dietro l’incarcerazione in Iran della giornalista italiana Cecilia Sala? E come contestualizzare questa improvvisa svolta? SEIDISERA lo ha chiesto al direttore del Institute for Global Studies di Roma, Nicola Pedde.
Professor Pedde nessuno conferma il legame tra l’arresto in Italia del cittadino iraniano accusato da Washington di essere un trafficante d’armi e il fermo di Cecilia Sala. Ma non è la prima volta che l’Iran imprigiona giornalisti o ricercatori stranieri, come forma di ritorsione. È un modus operandi tipico del regime iraniano?
Ma più che tipico del regime iraniano è tipico della evoluzione degli ultimi anni, nel senso che gli arresti dei cittadini occidentali nel paese, inclusi giornalisti, erano relativamente rari in passato. Soprattutto con gli europei c’erano state alcuni precedenti: nel 2009 c’era il giornalista greco britannico Jason Athanasiadis ma erano degli episodi veramente molto rari. C’è stato sicuramente un aumento negli ultimi 5-6 anni in conseguenza anche del peggioramento delle relazioni con l’Iran, il fallimento dell’accordo sul nucleare (JPCOA) e poi l’evoluzione della crisi regionale, che ha avuto il suo culmine proprio negli ultimi mesi. E poi sicuramente c’è stato un incremento che è dettato anche da un mutamento importante del clima politico all’interno della Repubblica islamica dell’Iran.
Nicola Pedde
Questa vicenda non coinvolge solo l’Italia, l’Iran e gli Stati Uniti, coinvolge anche la Svizzera. Il 38enne iraniano, infatti, ha studiato al Politecnico federale di Losanna. Aveva una società di facciata a Losanna, che si suppone gli sia servita per esportare tecnologia statunitense in materia di droni verso l’Iran. È un modo per aggirare le sanzioni nei confronti del regime di Teheran? E quanto è diffusa questa pratica?
Nel corso degli anni la cronaca, che la stampa ha riportato, ci ha dato diversi esempi di arresti o comunque di denunce che sono state collegate a questi tentativi di aggirare le sanzioni. La gran parte di questi casi è stata seguita dal governo degli Stati Uniti, dal Dipartimento della Giustizia e ci sono stati arresti sia sul suolo americano sia in Europa. È fuori di dubbio che le sanzioni hanno compromesso la capacità dell’Iran di acquisire determinate tecnologie e quindi c’è stato un aumento di queste attività illecite attraverso triangolazioni che poi vengono gestite da società di comodo in giro per il mondo. Nel corso degli ultimi anni abbiamo visto un incremento molto forte di questi fenomeni.
https://www.rsi.ch/s/2463292
Ma è facile per Teheran eludere le sanzioni che da decenni vengono imposte al Paese? C’è una stima di questo aggiramento?
Una stima onestamente, io non la conosco. Ci sono - nei diversi settori della tecnologia o dell’economia - dei casi abbastanza noti, come quelli per esempio sull’industria petrolifera, dove ci sono degli aggiramenti abbastanza importanti. Alcuni sono alla luce del sole come quelli gestiti da Paesi che non riconoscono le sanzioni americane. E’ il caso della Cina con i suoi ingenti acquisti di petrolio. E poi ci sono i casi più delicati che sono quelli relativi alle tecnologie cosiddette di dual use – ovvero che si posso usare in ambito civile o militare. Sono proprio questi ad essere solitamente gestiti attraverso società di comodo. Sono operazioni che tra l’altro vengono seguite e segnalate dai servizi di intelligence occidentali. Soprattutto da quelli americani che sono probabilmente i più attenti a questo tipo di fenomeni.