Geert Wilders, leader del “Partito della libertà”, si è imposto alle elezioni svoltesi ieri, mercoledì, nei Paesi Bassi con il 25% dei suffragi: ha ottenuto 37 seggi su 159 per una formazione che all’ultimo appuntamento alle urne nel 2021 aveva perso velocità.
RG 12.30 del 23.11.2023 Il ritratto di Geert Wilders, di Chiara Savi
RSI Info 23.11.2023, 12:53
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Riconoscibilissimo: la sua chioma bionda è il suo tratto distintivo. Gli avversari sostengono che abbia scelto di tingersi i capelli per far dimenticare le origini asiatiche della sua famiglia, origini che affondano nelle Indie orientali olandesi.
Nato nel 1963, cresciuto nella cattolica Venlo, non lontano dal confine con la Germania, Wilders inizia a interessarsi alla politica dopo aver trascorso due anni in un kibbutz in Israele: entra in politica nel 1998, nel partito dell’ex premier Mark Rutte, ma il partito della Libertà e democrazia, di centrodestra, è troppo morbido secondo Wilders, su temi a lui cari: l’immigrazione e l’Islam.
Influenzato dalle idee del politico olandese di estrema destra Pym Fortuyn assassinato da un esponente radicale di sinistra nel 2002, quattro anni dopo Wilders fonda la sua formazione, il “Partito della libertà”: finanziato da personalità degli ambienti neoconservatori americani, il Freedom party, è antisistema, antieruopeista, antimigranti, anti-islamico.
Dato in perdita di velocità dopo 25 anni sulla scena politica, ha sorpreso arrivando in testa a un’elezione, moderando i toni, ma assolutamente non rinnegando i suoi cavalli di battaglia, soprattutto il discorso anti-immigrati, che seduce anche a sinistra.