“Unire le forze per promuovere un ordine internazionale più equo e giusto”. Wang Yi dice a Vladimir Putin che è questo l’obiettivo comune di Cina e Russia. È il momento culmine della visita di Wang a Mosca, la prima da quando occupa sia il posto di ministro degli Esteri sia quello (superiore) di capo della diplomazia del Partito comunista cinese. La scelta di incontrare il presidente russo, nonostante la differenza di grado, è già di per sé significativa. Anche per la contemporaneità con l’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
La visita di 4 giorni di Wang aveva tre obiettivi principali. Primo: rassicurare Mosca sulla fermezza del sostegno politico-retorico di Pechino, anche dopo la partecipazione al summit della pace di Gedda e i colloqui col Vaticano. Secondo: continuare a ottenere vantaggi commerciali, grazie all’accresciuta dipendenza di Mosca. Significativi gli accordi per la costruzione di un hub di stoccaggio di grano e di un complesso petrolifero al confine. Terzo: preparare la visita di Putin a Pechino per il terzo forum sulla Nuova Via della Seta. Il presidente russo potrà mostrare di non essere isolato nonostante il mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale, mentre Xi Jinping rivendicherà la leadership del cosiddetto Sud globale di fronte a quello che è ormai il suo partner di minoranza.
Come accade dall’invasione dell’Ucraina in poi, da parte russa si amplifica la portata del sostegno cinese. Connettendo il destino dei due Paesi e avvicinando le tensioni al partner (per esempio stringendo rapporti più forti con Kim Jong-un) si mira a ottenere maggiori aiuti. “In mezzo alla campagna dell’Occidente di doppio contenimento di Russia e Cina, è importante approfondire il coordinamento”, ha detto il segretario del Consiglio di Sicurezza Nikolai Patrushev. Pechino preferisce l’accusa generica di “egemonismo” e “mentalità da guerra fredda”.
Il viaggio di Wang ha confermato il sostegno cinese alla retorica russa, ma evitando di farsi coinvolgere in un conflitto che ha portato sin qui più problemi (in primis il rafforzamento del sistema di alleanze a guida statunitense in Asia-Pacifico) che opportunità. Pechino continua a professarsi neutrale, chiedendo però una pace che tuteli non solo l’integrità territoriale ucraina ma anche le “legittime preoccupazioni di sicurezza” della Russia. Prospettiva sin qui inconciliabile con quella di Kiev e dell’occidente. E col tempo che passa l’esercizio di equilibrismo di Xi rischia di complicarsi sempre di più.
Colloqui a Mosca tra Cina e Russia
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