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Ucraina, si discute lontano dai riflettori

La partita continua a giocarsi soprattutto sull’asse Washington-Mosca, il ruolo dei “volonterosi” europei è marginale - La posizione di Zelensky resta complicata

  • Oggi, 09:07
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La foto insieme di Riad il 18 febbraio

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Di: Stefano Grazioli 

Le trattative per la risoluzione del conflitto in Ucraina procedono a vari livelli e in larga parte lontano dai riflettori. Poco è trapelato dagli incontri ufficiali incrociati avvenuti nel corso delle ultime settimane e tutte le parti si tengono nella sostanza piuttosto coperte, segnale che dietro le quinte si sta comunque lavorando e in questa fase pubblicità e propaganda trovano per forza di cose meno spazio. Dopo l’accelerazione data il 12 febbraio con la prima telefonata da Vladimir Putin e Donald Trump, vi è stato il primo vertice il 18 dello stesso mese tra le delegazioni di Russia e Usa a Riad, in Arabia Saudita, e il 28 il capo di stato ucraino Volodymyr Zelensky è stato ricevuto alla Casa Bianca. A marzo, tra il 13, quando rappresentanti ucraini e statunitensi si sono riuniti a Gedda, sempre in Arabia Saudita, e il 18, giorno della seconda telefonata fra Putin e Trump, è stata definita una sorta di tregua riguardante le infrastrutture energetiche e il Mar Nero, senza però comunicazione di dettagli ufficiali, che ha costituito il primo fragile accordo, provvisorio e ricco di punti interrogativi, nel contesto della guerra che va comunque avanti.

I negoziati fra Russia e Stati Uniti

La cornice principale dei negoziati è in costruzione sull’asse tra Mosca e Washington. Da un lato perché Trump ha deciso di prendere di petto la situazione, come promesso in campagna elettorale, dall’altro poiché è evidente che sono in ogni caso due maggiori attori della “proxy war” a definire le regole d’ingaggio. Oltre all’approccio diretto fra i due presidenti, tra la fine di marzo e l’inizio di aprile l’inviato statunitense Steve Witkoff è andato a Mosca e quello russo Kirill Dimitriev ha ricambiato la visita a Washington. Al di là delle scarne dichiarazioni di rito, che hanno riguardato questioni piuttosto generali sui binari di riavvicinamento tra Russia e USA, non sono stati pubblici gli elementi concreti oggetto dei colloqui. La base di partenza sulla quale le trattative sono avviate è comunque quella della situazione attuale sul campo, con Mosca che occupa circa il 20% dell’Ucraina e ha in mano l’iniziativa militare da ormai quasi due anni, dalla fallita controffensiva di Kiev del 2023, unita alla volontà di un disimpegno di Washington, con Trump che pare abbia deciso di rimodulare drasticamente la strategia a stelle e strisce non solo nello spazio postsovietico, ma in tutta Europa. Se alcuni punti paiono essere in ogni caso fermi, come quelli della chiusura delle porte della NATO a Kiev e la cessione di territori, su molti altri la discussione è ancora in corso.

La pressione degli USA sull’Ucraina

Gli Stati Uniti trattano dunque parallelamente con Russia e Ucraina, cercando di trovare la quadra: se con Mosca le questioni da risolvere non sono semplici e riguardano oltre alla scacchiera ucraina la ridefinizione dei rapporti bilaterali, anche con Kiev le intese sui tanti dettagli necessitano di tempo. Oltre agli accordi sulle terre rare o sul nucleare civile ancora tutti da precisare, i dossier rilevanti sono quelli politici, da quello delle garanzie per l’Ucraina alla fine del conflitto a quello delle eventuali elezioni da tenersi a Kiev una volta raggiunto il cessate il fuoco e l’abrogazione della legge marziale. Su questi due fronti non ci sono novità, anche se negli ultimi giorni si sono rincorse le voci, ufficiose, di progressi non meglio specificati, ma che rientrerebbero nella scaletta di un piano previsto, con un possibile accordo per far tacere le armi in maniera duratura fra aprile e maggio ed eventualmente il voto presidenziale e parlamentare tra l’estate e l’autunno. La posizione di Zelensky a Kiev continua ad essere complicata, soprattutto perché nonostante l’appoggio dell’Unione Europea, sono gli Stati Uniti a mantenere alta la pressione: se con Joe Biden i rapporti non sono stati idilliaci, quelli con Trump sono decisamente peggio. Non è un caso che le forze di opposizione o comunque alternative a Zelensky, vecchie e nuove, abbiano già aperto da tempo la corsa alla successione.

Il ruolo dell’Unione Europea

La linea dettata da Donald Trump ha evidenziato quanto in realtà il ruolo dell’Unione Europea nel processo di negoziazione sia marginale. Le visite a Washington a marzo del presidente francese Emmanuel Macron e del premier britannico Keir Starmer non hanno prodotto effetti rilevanti, così come i vertici di Parigi e Londra e la conseguente creazione della cosiddetta Coalizione dei volenterosi, gruppo di 33 paesi impegnato nel mantenere gli aiuti militari all’Ucraina e pronto a garantire la sicurezza di Kiev alla fine del conflitto. Sino ad ora né UE né la Coalizione dei volenterosi sono state presi in considerazione da USA e Russia come eventuali partecipanti alle trattative. Se per Washington l’esclusione è dettata anche dalla nuova prospettiva imposta nelle relazioni transatlantiche, per Mosca è netto il rifiuto di dialogo a causa delle visioni di fondo ancora completamente divergenti: mentre Cremlino e Casa Bianca stanno tentando di ricucire i rapporti, per Bruxelles e i volenterosi la Russia rimane il nemico principale.

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Ucraina, non regge l'accordo per una tregua parziale

Telegiornale 02.04.2025, 12:30

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