Il Pakistan è alle prese con le disastrose conseguenze delle alluvioni, causate dalla crisi climatica. Il bilancio si fa sempre più drammatico; dall'inizio delle devastati piogge monsoniche sono oltre 1'200 le vittime registrate. Il Governo sabato è tornato a chiedere aiuti per affrontare questa catastrofe, che non ha precedenti nel Paese. Ad essere particolarmente colpita è la regione del Beluchistan, dove la gente ha perso praticamente tutto.
"La situazione non è molto cambiata, tuttavia negli ultimi tempi abbiamo potuto raggiungere un maggior numero di persone, perché alcune vie di comunicazione sono state ripristinate - spiega la dottoressa Gherida Birukìla, responsabile della missione UNICEF a Quetta -. Ma la prossima settimana sono previste nuove precipitazioni, specialmente in Beluchistan, e non sappiamo cosa aspettarci. Ci sono milioni di sfollati. Tutto quello che possedevano è stato spazzato via. Il paesaggio è completamente cambiato, tutta la loro esistenza è stata cancellata. In Beluchistan, ad esempio, la maggior parte della popolazione è di agricoltori e allevatori, dipendono dal bestiame. Le inondazioni hanno ucciso il bestiame cancellato i raccolti. Ora non hanno più nulla e dipendono completamente dagli aiuti per poter riaprire".
Quali sono le ora le priorità da affrontare?
"L'urgenza principale ora sono cibo, acqua potabile, medicinali e alloggio. In altre situazioni che ho vissuto, come il terremoto le persone possono dormire all'aperto. Con due metri di acqua che coprono tutto il terreno è impossibile. Per questo il nostro intervento è fondamentale. L'elettricità è saltata.... noi abbiamo un generatore di emergenza, ma sono poche le persone che hanno un generatore elettrico. La maggior parte utilizza il gas, ma le inondazioni hanno portato via tutto".
Lei ha avuto modo di visitare i campi di prima accoglienza. Quali sono i racconti delle persone?
"Quando sono andata in un campo sfollati ho incontrato due bambini di 8 e 9 anni. Mi hanno raccontato che nel pieno della notte la mamma li ha svegliati e gli ha detto "Correte!" e poi hanno visto l'acqua che arrivava fortissima. Gli psicologi messi a disposizione dal Governo hanno detto che i bambini hanno gli incubi perché è stata un'esperienza di "quasi morte". La paura arriva anche dal fatto che hanno la sensazione di perdere la loro identità: non riconoscono la terra a cui hanno sempre appartenuto. In un terremoto torni indietro e vedi le macerie, qui non esiste più nulla per chilometri e chilometri. A volte non ci rendiamo conto dell'impatto psicologico che questo avrà sulla gente che resta".
L’aiuto della Catena della Solidarietà
Resta attivo il conto della catena della solidarietà per aiutare il Pakistan colpito dalle inondazioni. Le donazioni possono essere fatte sul sito della Catena della Solidarietà