Puoi essere chi vuoi tu, basta pagare dagli otto agli undici dollari al mese. Questa la cifra da sborsare al famosissimo social network Twitter per certificare la propria identità da quando, lo scorso ottobre, Elon Musk ne ha preso le redini. Una misura impiegata dal magnate dell'industria tech per osteggiare la presenza degli account falsi e in particolare quelli generati dall'intelligenza artificiale.
Una scelta che non ha fatto la felicità degli utenti. Specialmente di quelli più autorevoli che, sotto la dirigenza di Jack Dorsey, erano gli unici a godere del privilegio esclusivo. È il caso di Stephen King, secondo il quale è Twitter che dovrebbe pagarlo per rimanere sulla piattaforma, o del New York Times, che avrebbe dovuto versare fino mille dollari al mese per la verifica dedicata agli account aziendali.
Più che a combattere le ondate di profili falsi, il metodo Musk sembra pensato per procurare soldi all'azienda, bisognosa di finanziamenti. Un dato che lo stesso imprenditore aveva rilevato durante un'intervista per la BBC, giustificando un importante taglio del personale (da 8'000 a 1'500 dipendenti) per fronteggiare una possibile bancarotta.
L'opinione di un esperto
"È un esperimento interessante quello che sta facendo Elon Musk" esordisce Paolo Attivissimo, giornalista esperto nel campo dell'informatica. Un esperimento che per ora è solo all'inizio: "il numero degli iscritti a pagamento è ancora molto basso e rappresenta una percentuale minima degli utenti complessivi". In futuro, probabilmente verrà sviluppato su due livelli: "Uno a pagamento, privilegiato, con alcuni vantaggi in più, e uno gratuito per tutti gli altri".
I principali vantaggi garantiti dalla spunta blu è la visibilità concessa agli account che la possiedono, i cui tweet potranno entrare nell'algoritmo "per te". La categoria che propone agli utenti anche i post dei profili non seguiti. Un privilegio che sembra favorire l'opinione di chi paga.
"In realtà già adesso non si può parlare di democrazia in senso stretto, perché i social network hanno comunque degli algoritmi che privilegiano alcuni utenti rispetto ad altri", spiega Attivissimo. "Twitter, per esempio, ha una lista specifica di persone che quando fanno un tweet devono essere fatte vedere il più possibile".
E se la spunta blu a pagamento non sembra aver cambiato sostanzialmente le logiche del social, pare che non riesca nemmeno a raggiungere l'obiettivo che si era prefissato: combattere gli account fake. " I dati tecnici dicono molto chiaramente che questo non funziona. Vale a dire, anche mettendo un account a pagamento non c'è nessun reale processo di verifica degli account"- chiarisce l'esperto - "è possibile creare degli account con la spunta blu pagando otto dollari al mese e assumere l'identità di un'altra persona senza alcuna difficoltà".
Seidisera del 16.04.2023 - Il servizio di Aron Guidotti: la spunta blu di Twitter
RSI Info 16.04.2023, 23:04
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