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Cosa rivelano le parole del Papa sui gay

L’uscita infelice di Francesco non contraddice la sua volontà di inclusione - Ma la dottrina cattolica resta repressiva

  • 29 maggio, 10:19
  • 29 maggio, 12:30
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  • Keystone
Di: Paolo Rodari

Se c’è un Papa che ha fatto tanto per una Chiesa inclusiva e aperta a tutti – tutti, tutti, tutti ha detto alla RSI più di un anno fa - questi è Papa Francesco. Fin dall’elezione avvenuta il 13 marzo del 2013, infatti, Bergoglio ha aperto le porte di Santa Marta a tutti, a prescindere dalla particolare condizione di vita di ognuno. E anche nei confronti delle persone omosessuali ha sempre dimostrato volontà di inclusione, fin da quella domanda posta nel 2013 sul volo di ritorno dal Brasile: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?».

La volontà di inclusione di Francesco, dunque, è reale e la battuta del tutto infelice, grave, fatta a porte chiuse durante l’assemblea generale dei vescovi italiani a Roma – c’è troppa «frociaggine» nei seminari – non la contraddice seppure confermi come a monte la visione della Chiesa cattolica in merito alle persone omosessuali sia ancora arretrata.

Come è riportato in un informato dietro le quinte del Giornale, Francesco ha usato quella infelice parola rispondendo alla domanda di un vescovo che gli chiedeva come dovesse comportarsi se in seminario si presenta un candidato al sacerdozio con tendenze omosessuali. Il Papa ha citato il documento del Dicastero per il Clero del 2016 che richiama l’Istruzione approvata da Benedetto XVI nel 2005: la Chiesa, recita il documento, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al Seminario e agli Ordini Sacri, coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay. E quindi si è colpevolmente lasciato andare alla battuta riportata nel giro di poche ore dai media di tutto il mondo.

Il documento citato dal Papa riflette una visione che difficilmente può oggi essere accettata. Come ha detto il teologo Alberto Maggi in una intervista alla Stampa l’orientamento sessuale dei candidati al sacerdozio non dovrebbe essere mai un problema. L’importante - ha detto - è che il candidato «sia una persona brava, buona, dedita». E ancora: «Noi preti abbiamo l’impegno del celibato, per cui un sacerdote che sia eterosessuale, che sia omosessuale, ha questo obbligo. Punto. Da lì in avanti, l’orientamento sessuale non è un criterio con cui valutare se una persona può entrare in seminario o se può diventare un buon prete».

La dottrina della Chiesa, che Francesco ha mostrato di non aver intenzione di cambiare, è sostanzialmente repressiva. Sostiene, infatti, che le relazioni omosessuali sono condannate nella Sacra Scrittura come gravi depravazioni e presentate, anzi, come la funesta conseguenza di un rifiuto di Dio. È basandosi su passi della Scrittura in cui si condannano i sodomiti, che la Chiesa ha costruito la sua dottrina che nei secoli ha prodotto derive inaccettabili. Durante il pontificato di papa Pio V (1568) addirittura le persone omosessuali – ma questo avveniva già dal periodo basso-medievale, con l’Inquisizione portoghese e spagnola – venivano imprigionate, torturate, bruciate, per quello che lo stesso Pio V definì un «orribile crimine» da reprimere con il massimo zelo possibile. Molte misure repressive riguardavano «i chierici che sono colpevoli di questo crimine nefando e che non sono spaventati dalla morte delle loro anime», per costoro il Papa decide «che vengano consegnati alla severità dell’autorità secolare, che applica la legge civile…. onde essere sottoposto al supplizio, come prescritto dalla legge appropriata che punisce i laici sprofondati in tale abisso».

Certo, oggi le persone omosessuali non sono più incarcerate dalla Chiesa, né torturate, ma si continua ancora a ricordare come le relazioni omosessuali «sono condannate nella Sacra Scrittura come gravi depravazioni e presentate, anzi, come la funesta conseguenza di un rifiuto di Dio» (Dichiarazione Persona humana della Congregazione per la dottrina della fede, 29 dicembre 1975) e che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale» (Catechismo, art. 2357). È questa la dottrina cui, aperture sul campo e battute a porte chiuse a parte, Francesco segue e finché questa dottrina non cambia aperture sostanziali non ve ne saranno.

Abusi nella Chiesa svizzera, ecco le prime misure

Telegiornale 27.05.2024, 20:00

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