Elezioni europee

Cresce la destra radicale, ma i grandi equilibri non dovrebbero cambiare

Partito popolare europeo, socialdemocratici e centristi insieme detengono la maggioranza in Parlamento – Impennata dei sovranisti, che tuttavia restano divisi

  • 10 giugno, 07:04
  • 10 giugno, 14:54
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Radiogiornale delle 07:00 del 10.06.2024: il servizio di Andrea Ostinelli

RSI Info 10.06.2024, 07:11

  • Keystone
Di: AFP/RSI Info 

Socialdemocratici in crisi in Germania, estrema destra che sfonda in Francia e che cresce un po’ ovunque ma nessun scombussolamento dei macroequilibri in Parlamento: è questo, in estrema sintesi, il risultato delle elezioni europee terminatesi domenica.

I primi risultati confermano un’impennata della destra nazionalista e radicale e una brusca frenata per i leader delle due principali potenze europee, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron, che ha annunciato lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale francese.

Le elezioni, durante le quali 360 milioni di persone sono state chiamate alle urne per designare 720 eurodeputati, si sono svolte da giovedì in un clima appesantito da una situazione economica cupa e dalla guerra in Ucraina.

La “grande coalizione” mantiene la maggioranza

Si prevede che la “grande coalizione” centrista composta da destra (PPE), socialdemocratici (S&D) e centristi (Rinnovare l’Europa), all’interno della quale tradizionalmente si forgiano i compromessi al Parlamento europeo, manterrà la sua maggioranza.

Secondo le proiezioni pubblicate domenica sera dalla stessa istituzione, il PPE ottiene 189 seggi, l’S&D 135 e Rinnovare l’Europa 83, per un totale di 404 seggi su 720. I Verdi scendono a 53 seggi dalla settantina che detenevano finora. (Nel grafico qui sopra i risultati provvisori aggiornati).

RN domina in Francia

In Francia, il Rassemblement Nazional (RN) di Jordan Bardella ha dominato le elezioni, ottenendo oltre il 31% dei consensi: oltre il doppio di Renaissance, la formazione della maggioranza presidenziale (15,2%). RN conquista così 31 degli 81 seggi attribuiti agli europarlamentari francesi.

Germania: AfD seconda, supera i socialdemocratici

In Germania, nonostante gli ultimi scandali che hanno infangato il suo capolista, l’AfD (estrema destra) è accreditata al 16% circa dei voti, dietro ai conservatori CDU-CSU (29,5-30%), ma molto più avanti dei partiti della coalizione di governo, i socialdemocratici (14%) e i verdi (12%).

Italia: Meloni cresce (ancora)

In Italia, dove solo il 50% circa degli aventi diritto è andato a votare, il capo del governo Giorgia Meloni, che aveva fatto di queste elezioni un referendum sulla sua persona, sembra avercela fatta: il suo partito Fratelli d’Italia è in testa con il 25-31% dei voti, secondo diversi sondaggi. Cresce, tuttavia, anche il Partito democratico (24%) mentre crolla l’M5S (10%).

Austria e Olanda: destra radicale in testa

In Austria, l’FPÖ è in testa (27%), mentre gli olandesi, che sono stati i primi a votare giovedì, hanno dato una spinta significativa al partito di estrema destra di Geert Wilders.

Polonia: reggono gli europeisti

In Polonia, il partito centrista ed europeista del premier Donald Tusk ha superato il partito nazionalista populista Diritto e Giustizia (PiS), ma quest’ultimo ha comunque ottenuto un punteggio elevato, mentre il partito di estrema destra Konfederacja, fortemente euroscettico, invierà a Strasburgo non meno di sei eurodeputati.

Estrema destra divisa in Parlamento

Nonostante l’ascesa di molte formazioni di destra radicale, come scritto la coalizione centrista dovrebbe tenete così come gli equilibri che reggono il Parlamento che stanno alla base delle soluzioni di compromesso su molti dossier.

Inoltre, l’estrema destra rimane divisa nel Parlamento europeo in due gruppi – Identità e Democrazia (ID) e Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei (ECR) - il cui avvicinamento rimane molto incerto a causa delle loro grandi differenze, in particolare sulla Russia.

L’AfD, in crescita, è inoltre stata recentemente espulsa da ID; il partito Fidesz del premier nazionalista ungherese Viktor Orban pure non è iscritto a nessuno dei due gruppi: è al primo posto in Ungheria ma ha subito un forte calo dal 2019. 

Regge la “maggioranza Ursula”

Dati i risultati ottenuti da PPE S&D e Rinnovare l’Europa, Ursula von der Leyen è più vicina al suo bis alla Commissione UE. Le elezioni europee registrano sì l’ondata sovranista ma non determinano il sovvertimento degli equilibri nelle istituzioni comunitarie.

“Invitiamo i Socialisti e Renew ad un’alleanza pro-europea”, è la mano tesa del leader del PPE, Manfred Weber, e poi della stessa von der Leyen, convinta che si debba continuare “con una piattaforma pro-Ue, pro-Ucraina e pro-Stato di diritto”.

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