Analisi

Austria, il trionfo annunciato della destra nazionalpopulista

L’FPÖ ha puntato (ancora) sull’immigrazione e sulla sua posizione non allineata a quella di Bruxelles sulla Russia

  • 10 giugno, 05:50
  • 27 settembre, 17:20
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Il leader del partito Herbert Kickl (s) e il capolista Harald Vilimsky (d)

  • Keystone
Di: Stefano Grazioli 

La FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs), il Partito liberale che in Austria è sinonimo di destra, ha conquistato il primo posto alle elezioni europee nella repubblica alpina, raggiungendo il 25,5% dei consensi e battendo i centristi della ÖVP (Österreichische Volkspartei), 24,7%, e i socialdemocratici della SPÖ (Sozialdemokratische Partei Österreichs), 23,3%; più lontani i Grünen (Verdi), 10,9%, e i liberali di NEOS, 10,1%. Le previsioni della vigilia sono state quindi rispettate, in una tornata elettorale che ha visto un’affluenza del 55,8%. La vittoria del partito guidato da Herbert Kickl è relativamente netta, ma soprattutto è la prima volta che la FPÖ è in testa davanti a tutti. La destra austriaca nella scorsa legislatura apparteneva al gruppo Identità e democrazia, in compagnia tra l’altro della Lega di Matteo Salvini, del Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella e dell’AfD (Alternative für Deutschland), espulsa un paio di settimane fa. Le frazioni saranno in ogni caso ricostituite al Parlamento europeo nelle prossime settimane, definendo i nuovi equilibri.

Trionfo annunciato

Per la FPÖ il trionfo è stato importante se si pensa che alle ultime elezioni europee del 2019 aveva raccolto circa il 17%, perdendo allora rispetto al 2014 a causa dello scandalo che aveva investito il vicecancelliere Hans Christian Strache, costretto a dimettersi a causa del cosiddetto Ibizagate, che aveva fatto crollare il governo di coalizione tra FPÖ e ÖVP, guidato Sebastian Kurz. In meno di cinque anni la formazione di Kickl, erede di Strache, ha guadagnato otto punti percentuali e secondo i sondaggi in vista delle elezioni politiche in calendario in autunno sarà il partito da battere anche al Nationalrat, il parlamento a Vienna. Passata all’opposizione dopo la formazione di un governo formato dall’inedita alleanza tra ÖVP e Grünen, la FPÖ ha approfittato delle crisi congiunturali, tra pandemia e conflitti, per rafforzare la propria posizione, allargando il consenso sia per il voto europeo che per quello prossimo nazionale. Le difficoltà incontrate dal cancelliere Karl Nehammer, sostituto di Kurz, e del vicecancelliere verde Werner Kogler, nel gestire il menage interno e nel rispondere alle complicate situazioni sulla scacchiera internazionale, hanno favorito l’ascesa della formazione di Kickl: la FPÖ è salita al vertice, la ÖVP è scesa di dieci punti e anche i Verdi ne hanno persi quasi quattro.

Partito antisistema

Il leader nazionalpopulista, nella scia dei suoi illustri predecessori, prima di Strache soprattutto Jörg Haider che nel 2000 aveva portato la FPÖ per la prima volta al governo con la ÖVP, ha condotto una campagna elettorale spregiudicata e aggressiva nei confronti di popolari e verdi, puntando su cavalli di battaglia storici come quello dell’immigrazione, che fanno sempre enorme presa sull’elettorato austriaco. Poca influenza hanno avuto gli scandali che hanno preso il via un quinquennio fa dall’Ibizagate e che negli ultimi mesi hanno coinvolto anche lo stesso Kickl per il suo ruolo avuto da ministro dell’Interno nel governo Kurz. La posizione della FPÖ, di fondo critica dei confronti dell’Unione Europea e non allineata a quella di Bruxelles sulla Russia, non ha avuto effetti negativi, anzi: l’immagine di partito in parte antisistema e in opposizione alla narrativa ufficiale europea in merito al conflitto in corso in Ucraina è stato un fattore che ha contribuito al successo di queste elezioni. Secondo i sondaggi i due temi principali per gli elettori austriaci sono stati l’immigrazione e la sicurezza. L’Austria è membro sì dell’Unione Europa, ma non della NATO, e il governo ha condiviso comunque la linea dura occidentale contro Mosca, fornendo aiuti a Kiev, anche se non militari.

Appuntamento in autunno

Come per tutti i partiti nazionalpopulisti, o sovranisti che dir si voglia, anche per la FPÖ le elezioni europee non sono in ogni caso la priorità: è a livello nazionale che la destra di Kickl vuole scardinare di nuovo il sistema, come fatto da Haider nel 2000. Se allora l’Unione Europea mandò una missione in Austria (i tre saggi guidati dal finlandese Martti Ahtisaari) per verificare che la FPÖ nell’alleanza di governo con la ÖVP si muovesse all’interno della costituzionalità e dei valori europei, oggi i tempi sono cambiati. Il voto in autunno a Vienna è visto da Kickl come l’obbiettivo principale per portare il partito ancora alla guida del paese, ma questa volta da attore principale, non da junior partner. La FPÖ negli anni Ottanta è stata alleata al governo con la SPÖ, negli anni Duemila con la ÖVP: lo sdoganamento della destra radicale austriaca è partito insomma da lontano e l’appuntamento autunnale dirà se i tempi sono davvero maturi per un cancelliere dei Freiheitlichen oppure gli altri partiti troveranno una soluzione per tenere Herbert Kickl fuori dai giochi.

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Le elezioni in Europa

Telegiornale 09.06.2024, 20:00

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