Il PIL della Cina è cresciuto lo scorso anno del 5,2%, raggiungendo un livello pari a 17’600 miliardi di dollari. Il dato è lievemente superiore all’obiettivo del 5% indicato dal Governo. Tuttavia, al netto del periodo della crisi pandemica, si tratta del peggior risultato dal lontano 1990. Dopo lo stop alle misure anti-Covid a fine 2022, l’economia ha goduto di una rapida ripresa, esauritasi però per la mancanza di fiducia di famiglie e imprese, che ha generato una debole domanda e una stagnazione dei consumi.
Commentando i dati diffusi oggi, mercoledì, Kang Yi, direttore dell’Ufficio statistico nazionale, ha dichiarato che Pechino lavorerà per espandere la domanda interna e accelerare le riforme dal lato dell’offerta tra le “difficoltà e le sfide” dell’economia globale. A incidere sono però le tensioni geopolitiche con gli Stati Uniti, nonché gli sforzi di alcune nazioni occidentali per ridurre la dipendenza dalla Cina o per diversificare le proprie catene di approvvigionamento.
La crisi del PIL, va rilevato, procede poi di pari passo con una crisi a livello demografico. La popolazione della Repubblica popolare è infatti diminuita per il secondo anno consecutivo, attestandosi a 1,409 miliardi di persone. Un calo di oltre 2 milioni, da ricondurre segnatamente ad un aumento dei decessi: 11,1 milioni a fronte dei 10,41 milioni dell’anno precedente.
La Svizzera e le spie cinesi
RSI Info 12.01.2024, 16:25
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