Il primo ministro cinese Li Qiang nel suo discorso a Davos ha usato toni rassicuranti per quanto riguarda la situazione economica nel suo Paese. “Stiamo progredendo e continueremo a rendere dinamica l’economia mondiale”, ha affermato dal WEF, sostenendo che bisogna vedere l’evoluzione del settore in prospettiva. Anche se la crescita è rallentata, Pechino continuerà a prosperare sul lungo termine, ha argomentato, anche alla luce di una classe media in espansione. Per il 2023 prevede un PIL al rialzo di circa il 5,2%.
Sempre guardando al futuro, Li ha promesso che il mercato cinese diventerà sempre più aperto: “Accogliamo gli investimenti stranieri a braccia aperte”, ha detto. Ha così auspicato un’ampia collaborazione economica, tecnologica e scientifica, ma ha messo in guardia dalle minacce legate all’intelligenza artificiale, ribadendo allo stesso tempo “responsabilità differenziate” di fronte al cambiamento climatico, chiedendo sinergie per facilitare l’economia verde.
Il primo ministro è stato il primo funzionario cinese di alto livello a parlare al Forum economico mondiale di Davos, dopo il presidente Xi Jinping. È ampiamente preso di mira dalle ONG per la sua politica sugli uiguri, oltre un milione dei quali sarebbero detenuti nei campi di internamento dello Xinjiang. È anche responsabile del confinamento prolungato durante la pandemia di Shanghai, che ha suscitato critiche in Cina e in molti altri Paesi.
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