I difensori dell'agente Derek Chauvin, condannato per l'omicidio dell'afroamericano George Floyd durante il controverso arresto a Minneapolis, hanno impugnato la sentenza di primo grado.
Il ricorso contro lo storico verdetto, emesso negli Stati Uniti nel quadro dei soprusi e delle violenze razziali commessi dalla polizia, addebita ai giurati una serie di comportamenti inappropriati legati anche alla vasta copertura mediatica.
Nella richiesta si legge come a Chauvin, che rischia fino a 40 anni di carcere, sia stato negato il diritto a un giusto processo a causa di quanto accaduto prima con le manifestazioni e le proteste guidate dal movimento Black Lives Matter.
Si accusa anche la corte che ha condannato l'ex agente di aver abusato della sua discrezione, negando in particolare la richiesta per un cambio di sede del processo. Quest'ultimo si è tenuto a Minneapolis, la città in cui Floyd è stato ucciso.
Infine, i giudici sono accusati di non essere stati in grado di isolare la giuria visto l'ambiente ostile all'imputato, sottoponendo così i giurati a possibili intimidazioni o al timore di rappresaglie.
AFP/ANSA/red/mrj