Lo Stato ebraico non ha finora riconosciuto la paternità delle esplosioni simultanee che, fra cercapersone e altri dispositivi di comunicazione presi di mira, hanno finora causato in Libano più di una ventina di morti e il ferimento di oltre 3’000 persone. Intanto, però, i media israeliani descrivono l’operazione come una spettacolare azione di sabotaggio destinata a essere studiata nelle scuole. Ma come è stata allestita?
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A orchestrarla sarebbe stato il Mossad, che vista la complessità dell’attacco non avrebbe però fatto tutto da solo. “Generalmente le grandi operazioni sono joint-venture”, spiega alla RSI Ely Karmon, sottolineando le sinergie con altre agenzie di intelligence, le quali “danno un supporto” che può esplicitarsi a livello “logistico e a volte anche tecnologico”. Ad ogni modo, aggiunge l’esperto israeliano di intelligence, “un’operazione di questo genere necessita di molto tempo” per la sua preparazione. C’è l’attività di spionaggio volta a individuare la rete dei beeper e a “sapere chi sono i membri di questa rete”. Poi si tratta di “analizzare tecnologicamente” questi dispositivi e di decidere come intervenire su di essi.
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Quindi, la tempistica: essa, stando a fonti israeliane, sarebbe stata anticipata per il timore di essere scoperti. Quanto agli obiettivi di fondo, c’era la volontà di indebolire Hezbollah ma anche di preparare il terreno ad un intervento militare più massiccio in Libano. In via di principio un’azione di questo genere si configura come “un’operazione strategica prima di una guerra imminente”, osserva Karmon. Ma gli interrogativi, in queste ore, vertono anche su quale sarà la risposta all’attacco che hanno promesso i miliziani filoiraniani.
Intanto resta per nulla chiaro come Israele sia riuscito a far arrivare in Libano dispositivi contenenti esplosivo. Perché sembra ormai decadere l’ipotesi, avanzata da taluni in un primo momento, di batterie al litio indotte in qualche modo a surriscaldarsi per poi deflagrare. Stando ad una fonte vicina a Hezbollah, gli apparecchi esplosi rientravano in una spedizione importata di recente e sabotata alla fonte. Ciò corrisponde a quanto già affermato dal New York Times, secondo cui i servizi israeliani sarebbero riusciti a intercettare i dispositivi prima dell’arrivo in Libano e a collocare negli stessi detonatori e piccole quantità di esplosivo.