È su mandato dell’ONU (conferito dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite in settembre) che venerdì, a Ginevra la Svizzera avrebbe dovuto riunire i firmatari delle Convenzioni di Ginevra. Un incontro tecnico e senza partecipazione ministeriale e che non poteva portare a nessuna decisione vincolante, ma solo a riaffermare in una dichiarazione l’importanza del rispetto del diritto umanitario in Medio Oriente. Il formato a 196 partecipanti veniva attivato per la quarta volta, ma non se ne farà nulla: il Dipartimento federale degli affari esteri, confermando anticipazioni della Reuters, ha annunciato giovedì sera la cancellazione in extremis dell’appuntamento. Un numero insufficiente di delegazioni sosteneva la bozza di comunicato finale, ha spiegato la Confederazione.
Nonostante lo scarso rilievo politico - lo aveva minimizzato anche lo stesso consigliere federale Ignazio Cassis in ottobre - l’appuntamento ginevrino (che doveva durare un paio di ore) aveva provocato tensioni politiche prima ancora della sua tenuta. Israele aveva annunciato il boicottaggio della conferenza e aveva criticato la Confederazione per averlo organizzato, considerandolo “una piattaforma per attaccare lo Stato ebraico”. Anche gli Stati Uniti figuravano fra gli assenti.
Venerdì scorso, il ministro degli esteri dell’Autorità palestinese, Varsen Aghabekian, aveva dichiarato invece di “accogliere con favore” la Conferenza di Ginevra. “Ci aspettiamo che gli Stati rispettino i loro obblighi”, aveva precisato, chiedendo inoltre al Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) di insistere per poter vedere i detenuti palestinesi in Israele.
Ma proprio questo punto, riguardante i prigionieri nelle carceri israeliane, sarebbe stato assente dal progetto di comunicato, insoddisfacente secondo i Paesi islamici. Secondo media arabi, anche i palestinesi sarebbero stati quindi sul punto di boicottare l’evento.
SEIDISERA del 01.03.2025 Il servizio di Alan Crameri
RSI Info 06.03.2025, 17:21
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