Il centro della città di Sunderland, nell’Inghilterra nord-orientale, è stato teatro di “scontri” venerdì durante i quali tre agenti di polizia sono stati ricoverati per ferite e otto persone sono state arrestate. Lo riferisce la polizia britannica, mentre si prepara a nuove manifestazioni previste nel fine settimana, dopo i raduni funestati dalla violenza in reazione all’accoltellamento costato la vita a tre bambine a Southport.
I filmati condivisi sui social media e trasmessi dalla BBC hanno mostrato una folla di diverse centinaia di persone scatenarsi nel centro di Sunderland, attaccando la polizia e incendiando almeno un’auto. “I nostri agenti stanno continuando a gestire i disordini in corso e sono stati oggetto di gravi violenze”, ha dichiarato la polizia di Northumbria. “Le scene a cui stiamo assistendo sono assolutamente inaccettabili”, ha aggiunto.
Il sindaco, Kim McGuinness, si è detta “sconcertata” per la nuova esplosione di violenza che ha fatto seguito a un giovedì di calma in tutto il Paese. “Se la vostra risposta alla tragedia è quella di usarla per commettere violenza, abusare degli altri, attaccare la polizia e danneggiare le proprietà, non rappresentate altro che la delinquenza”, scrive su X.
Quest’ultima esplosione di violenza avviene mentre la polizia si prepara a un fine settimana di tensione. A Londra, in particolare, la Metropolitan Police ha dichiarato di aver “aumentato” il personale “per rassicurare” i cittadini, mentre nella capitale è prevista una marcia pro-palestinese e una manifestazione contro gli immigrati.
“I rivoltosi la pagheranno”
La ministra dell’Interno britannica, Yvette Cooper, ha avvertito che i rivoltosi “pagheranno il prezzo della loro violenza e del loro comportamento criminale”. “La polizia ha il pieno appoggio del Governo per intraprendere la più forte azione possibile e per assicurare che venga applicata tutta la forza della legge”, ha dichiarato Cooper commentando gli scontri a Sunderland. I rivoltosi “non rappresentano la Gran Bretagna”, ha aggiunto.
La strage di Southport
La tragedia risale a lunedì, un 17enne si è scagliato all’arma bianca contro una classe di danza e yoga di bambine in un centro per la maternità e l’infanzia di Southport, vicino a Liverpool.
Il giovane (rispetto al quale sono stati finora esclusi moventi di terrorismo e legami con ambienti islamici) è stato incriminato giovedì di fronte a un giudice della Liverpool City Magistrates’ Court per omicidio e tentato omicidio: per l’uccisione delle tre bambine, Bebe, Elsie e Alice, di 6, 7 e 9 anni, accoltellate a morte, e il ferimento di altre 10 persone: sette delle quali (5 bimbe e due adulti) ricoverate tuttora in condizioni gravi, ma stabili.
A quanto filtrato sui media, l’aggressore - residente a Banks, sobborgo di Southport - risulta essere nato in Galles da genitori originari del Ruanda. È quindi un cittadino britannico di radici non musulmane, a dispetto della tempesta di sospetti (“fake news” deliberate, secondo la polizia) fatti circolare sul web da siti o influencer legati a gruppi della galassia radicale più islamofoba e anti-immigrazione dell’ultradestra extraparlamentare inglese, sull’onda dei quali si sono poi scatenate qua e là nel Paese proteste violente e scontri con gli agenti.