Donne e laici, sacerdozio e diaconato, ministero e magistero, pace e clima, poveri e migranti, ecumenismo e identità, nuovi linguaggi e rinnovate strutture, vecchie e nuove missioni (anche digitali), ascolto di tutti e approfondimento – non superficiale - su tutto, anche le questioni più “controverse”. Sono questi i temi del documento di sintesi - circa quaranta pagine - approvato quasi all’unanimità (343 sì e un solo voto contrario) dal Sinodo dei vescovi sulla sinodalità conclusosi sabato 28 ottobre in Vaticano. Tutti i singoli punti sono stati approvati con la maggioranza qualificata richiesta di almeno due terzi. La sintesi continuerà ad essere discussa all’interno delle varie Chiese locali nel mondo, fino al nuovo appuntamento assembleare previsto per l’ottobre del 2024.
Pochi i paragrafi che hanno ottenuti meno di 300 voti. Riguardano tre punti che toccano la problematica del diaconato femminile, un paragrafo che riguarda l’opportunità di inserire i presbiteri che hanno lasciato il ministero in un servizio pastorale che valorizzi la loro formazione e la loro esperienza e un altro paragrafo in cui si parla del celibato sacerdotale laddove si riferisce che alcuni chiedono se la sua convenienza teologica debba necessariamente tradursi nella Chiesa latina in un obbligo disciplinare.
Ma singoli punti a parte, un cambio di passo sostanziale è in atto: la Chiesa ripensa sé stessa ascoltando tutti, non soltanto le gerarchie, ma anche i singoli fedeli, donne e uomini insieme. E questo ascolto parte da chi è sempre stato relegato ai margini, a partire cioè da “coloro che hanno subito abusi e ferite nella Chiesa”. È ancora lungo, infatti, il cammino da compiere “verso la riconciliazione e la giustizia”. Questo cammino “richiede di affrontare le condizioni strutturali che hanno consentito tali abusi e compiere gesti concreti di penitenza”.
Dice non a caso alla Rsi Felix Gmür, presidente della Conferenza episcopale svizzera: “Tutti i temi sono stati messi sul tavolo e devono maturare”. La prima domanda è il coinvolgimento dei fedeli, specialmente delle donne, tanto che una domanda speciale è l’ordinazione delle donne”.
Essere Chiesa sinodale nel mondo di oggi, dunque, significa tornare a quel “camminare insieme” voluto da Paolo VI quando istituì nel 1965 il Sinodo a partire dal Concilio Vaticano II. Per farlo occorre ribadire una “opzione preferenziale” per i poveri, un’attenzione al dramma dei migranti e al “grido della terra” in un momento della storia in cui divampano nuovi scontri e conflitti: “In mezzo a noi erano presenti sorelle e fratelli di popoli vittime della guerra, del martirio, della persecuzione e della fame”, dice il documento finale, ribadendo “la nostra determinazione a essere operatori di pace”.
Il diaconato femminile
Da tempo, senza successo, una parte di Chiesa, in particolare, quella di lingua tedesca, chiede l’ordinazione sacerdotale femminile. Francesco ha sempre dichiarato di non voler aprire su questo tema. Ma da ieri sul diaconato femminile esiste invece un’apertura. Recita il testo: “Alcuni considerano che questo passo sarebbe inaccettabile in quanto in discontinuità con la Tradizione”. Per altri, invece, “concedere alle donne l’accesso al diaconato ripristinerebbe una pratica della Chiesa delle origini. Altri ancora discernono in questo passo una risposta appropriata e necessaria ai segni dei tempi (...). Alcuni esprimono il timore che questa richiesta sia espressione di una pericolosa confusione antropologica, accogliendo la quale la Chiesa si allineerebbe allo spirito del tempo”.
Chiuso il Sinodo
Telegiornale 29.10.2023, 12:42
Sul celibato
Anche sul celibato dei preti si sono viste posizioni diverse. Tutti ne apprezzano “il valore carico di profezia e la testimonianza di conformazione a Cristo”: ma ci si chiede se “debba necessariamente tradursi nella Chiesa latina in un obbligo disciplinare, soprattutto dove i contesti ecclesiali e culturali lo rendono più difficile”. Un tema “non nuovo, che richiede di essere ulteriormente ripreso”. Sul celibato e sul diaconato femminile “la votazione conferma che sono punti aperti, che la discussione, la riflessione e l’approfondimento sono in corso”, ha detto in conferenza stampa il cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo. “Era chiaro che alcuni temi avrebbero incontrato una maggiore opposizione - ha sottolineato invece il relatore generale, il cardinale Jean-Claude Hollerich -. Anzi, sono sorpreso che molti hanno votato a favore, significa che le resistenze non sono tanto grandi quanto pensavamo”.
I laici e l’identità di genere
Per quanto riguarda il ruolo dei laici, si avverte il pericolo di “clericalizzarli”, “creando una sorta di élite laicale che perpetua le disuguaglianze e le divisioni”. Sull’identità di genere e l’orientamento sessuale “è importante prendere il tempo necessario per questa riflessione e investirvi le energie migliori, senza cedere a giudizi semplificatori che feriscono le persone e il Corpo della Chiesa”. Quest’ultima, comunque, “deve ascoltare con particolare attenzione e sensibilità la voce delle vittime e dei sopravvissuti agli abusi sessuali, spirituali, economici, istituzionali, di potere e di coscienza da parte di membri del clero o di persone con incarichi ecclesiali”. E “in modi diversi, anche le persone che si sentono emarginate o escluse dalla Chiesa, a causa della loro situazione matrimoniale, identità e sessualità chiedono di essere ascoltate e accompagnate, e che la loro dignità sia difesa”.
Chiuso il Sinodo in Vaticano
Telegiornale 29.10.2023, 20:28