Mentre non si sono ancora spenti gli echi su quelli che la comunità internazionale ha definito referendum-farsa, organizzati dai russi nei territori occupati dell’Ucraina nei giorni scorsi, Mosca pensa a riprendersi una porzione ancor più ampia del 15% di territorio ucraino che sta occupando al momento.
Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov ha inoltre precisato mercoledì sera che la Russia continuerà a combattere finché non avrà preso l’intero controllo dell’Oblast di Donetsk, che però è per il 40% in mano agli ucraini e teatro di combattimenti intensi che hanno permesso a questi ultimi di recuperare terreno e liberare decine di località nelle ultime settimane.
Tuttavia, fonti russe evocano la possibilità che l’esercito del Cremlino punti a conquistare obiettivi di assoluto rilievo come le metropoli di Kharkiv, il cui Oblast è per il 6% ancora controllato da Mosca, e Odessa – che ormai da diversi giorni è bombardata pesantemente dalla Russia con i droni che gli ha fornito Teheran. Il governatore di Odessa ha però replicato sui media che Mosca non riuscirà a conquistare la sua città.
Giovedì sulla Piazza Rossa a Mosca è stata intanto allestita una tribuna con schermi video giganti e cartelloni pubblicitari che proclamavano "Donetsk, Luhansk, Zaporizhia, Kherson: Russia!", alla vigilia di un discorso in cui il capo del Cremlino, Vladimir Putin, potrebbe proclamare l’annessione delle quattro aree – tra l’altro nemmeno occupate del tutto dai soldati russi -, i cui residenti fuggiti negli ultimi giorni hanno raccontato di persone costrette a votare per strada da funzionari itineranti sotto la minaccia delle armi.
"Possono annunciare tutto ciò che vogliono. Nessuno ha votato ai referendum, tranne alcune persone che hanno voluto cambiare. Sono andati di casa in casa ma nessuno usciva", ha detto Lyubomir Boyko, 43enne di Golo Pristan, un villaggio nell’Oblast di Kherson ancora in mano ai russi.
La Russia afferma al contrario che il voto è stato volontario, in linea con quello consentito dalle leggi internazionali, e l'affluenza è stata alta. Vero è che i referendum e le annessioni sono stati respinti a livello globale, così come quelli voluti dalla Russia nel 2014 per sancire l’acquisizione unilaterale della Crimea, che da Kiev e i suoi alleati è da sempre considerata territorio ucraino.
Sul campo, le forze ucraine e russe sono impegnate in pesanti combattimenti, soprattutto nella regione di Donetsk, dove il governatore locale ha affermato che sei civili sono stati uccisi mercoledì in bombardamenti dei soldati russi. Sempre mercoledì l'aviazione ucraina ha effettuato 16 attacchi, danneggiando o distruggendo un buon numero di postazioni russe, mentre le forze di terra hanno distrutto due posti di comando, ha affermato un portavoce militare.
Valentyn Reznichenko, governatore della regione di Dnipropetrovsk, ha dal canto suo precisato che tre persone sono state uccise dai missili russi giovedì, tra cui una ragazzina di 12 anni, e più di 60 edifici sono stati danneggiati. "I soccorritori hanno estratto la piccola dalla casa distrutta dove stava dormendo quando un razzo russo l'ha colpita ma è morta poco dopo", ha detto il governatore. Reznichenko ha pure segnalato che i russi hanno colpito giovedì mattina il distretto di Kryvyi Rih, dove è nato Volodymyr Zelensky, con proiettili a grappolo proibiti.
Nella regione russa di Belgorod, vicino al confine ucraino, 14 persone sono rimaste ferite invece in un'esplosione di un deposito di munizioni legata, secondo il responsabile locale, ad un "errore umano", ma si presume che si sia trattato di un attacco dell'esercito di Kiev.
Quarta falla riscontrata nei gasdotti Nord Stream
Un totale di quattro perdite di gas è stato scoperto dopo le esplosioni avvenute lungo le linee dei metanodotti Nord Stream 1 e 2, secondo la Guardia Costiera svedese. Due di queste quattro perdite si trovano nella zona economica svedese. Allo stesso tempo, il sismologo Björn Lund non esclude che possa essersi verificata una terza detonazione. Lo riferiscono i quotidiani svedesi.
Mercoledì sera la Germania ha espresso il timore che i gasdotti potrebbero non funzionare mai più. La valutazione è appunto legata al fatto che entrambe le linee dell'infrastruttura che collega la Russia all'Europa sono state gravemente danneggiate da esplosioni sospette al largo dell'isola danese di Bornholm, nel Baltico, sulla cui natura circolano diverse ipotesi: attacco di un sommergibile, di un drone marino o ancora deflagrazioni dovute a cariche di tritolo.