Stati Uniti …a metà. Per Joe Biden è il primo giro di boa, per la democrazia americana l’ennesimo “stress test”. Con le elezioni di metà mandato – le famose Midterm – è l’ora dei primi bilanci dopo due anni di presidenza. Si rinnova il Congresso: tutta la Camera dei rappresentanti e un terzo del Senato. In gioco è la maggioranza per poter governare, ovvero se Joe Biden avrà ancora i voti per far passare leggi, votare budget, eleggere giudici. Ne parliamo nella nuova puntata del podcast "Il mondo là fuori", con i corrispondenti RSI Massimiliano Herber e Andrea Vosti.
Oggi la maggioranza dei democratici è risicatissima. Al Senato, di fatto, è una parità. 50 seggi i repubblicani, 50 il partito del Presidente. È la vicepresidente Kamala Harris l’ago della bilancia. Alla Camera bassa i democratici hanno 220 rappresentanti, 8 in più dei repubblicani, 3 sono vacanti. I sondaggi danno come assai probabile la vittoria repubblicana e il cambiamento di equilibri alla Camera, più incerto l’esito della corsa per il Senato.
L’America che si appresta a votare è preoccupata per l’economia sull’orlo della recessione, l’inflazione più alta degli ultimi quarant’anni fa male al potere d’acquisto e se, come spesso accade, è il portafoglio a condizionare l’umore degli elettori Joe Biden non può farsi illusioni…
La sconfitta democratica l’8 novembre pare probabile, ma non è una sorpresa. Dal secondo dopo guerra solo un presidente non è uscito indebolito o sconfitto alle Midterm: George W. Bush nel 2002 (ma erano ancora gli USA ricompattati dall’attacco dell’11 settembre).
Le speranze per evitare quel che pareva un k.o. sicuro per il partito di Biden sono state rinvigorite da un assist inaspettato. La decisione della Corte Suprema di revocare il diritto federale all’aborto è divenuta benzina elettorale per i progressisti: a novembre, proclamano i democratici, si vota per difendere questo diritto. In cinque stati – California, Kentucky, Michigan, Montana e Vermont – si vota esplicitamente sull’aborto.
Sono chiamati alle urne i cittadini di tutti i 50 Stati, ma - come sempre - la contesa sarà decisa nei cosiddetti “Swing States”, gli stati in bilico tra Democratici e Repubblicani – chiamati a rinnovare i propri rappresentanti. Stando agli osservatori le sfide dall’esito più incerto saranno in Pennsylvania, Nevada (con l’incognita del voto ispanico) e Wisconsin. Senza dimenticare l’Ohio, storicamente “stato oracolo” per i destini politici del Paese, e la Georgia che risultò decisiva nel 2020.
Le elezioni di metà mandato servono da bussola per le future presidenziali. Le Midterm sono il motore della politica americana, laddove le presidenziali costituiscono il timone. Joe Biden, consapevole della propria impopolarità, non partecipa a molti eventi elettorali, e lascia aleggiare il dubbio su una sua seconda candidatura. Al contrario, Donald Trump è onnipresente, ha dato il suo sostegno a oltre 200 candidati e conta di usare le elezioni di metà mandato come catapulta nel partito repubblicano per correre nuovamente per la Casa Bianca.
Tutti sgomitano (come l’ex vice Mike Pence o i governatori di Florida e Virginia, DeSantis e Youngkin, che fanno campagna fuori dai loro stati), per testare forza e ambizioni, perché dopo l’8 novembre inizia la volata per le presidenziali del 2024. L’orizzonte politico americano sarà forse un po’ più chiaro e il nuovo obiettivo tornerà a essere lei: la Casa Bianca.
Ecco perché le Midterm statunitensi interessano anche noi
PODCAST - Il giro di boa di metà mandato è uno stress test per la democrazia americana e per il presidente Biden
Ecco perché le Midterm statunitensi interessano anche noi
RSI Info 28.10.2022, 20:24
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