Sei articoli della Costituzione specificano che il presidente in carica non può essere rieletto in maniera consecutiva, ma Nayib Bukele si è candidato e, secondo i sondaggi, gode di oltre l’80% dei favori. In soli 5 anni Bukele è riuscito a controllare Parlamento e Governo, arrivando anche a posizionare giudici a lui vicini nella Corte Suprema. E questo gli ha permesso di ottenere il voto favorevole della Corte, che ha “reinterpretato” la Costituzione permettendogli di candidarsi.
Bukele, un abile comunicatore
Bukele è uno di 10 figli e ha origini palestinesi, furono i nonni a trasferirsi in El Salvador. Pubblicista e imprenditore, comincia la sua ascesa politica nel 2012 come sindaco di Nuevo Cuscatlán, una cittadina che conta meno di 8’000 abitanti e in soli tre anni riesce a farsi eleggere sindaco della capitale, San Salvador. Questa diventa trampolino per la presidenza che vince al primo tentativo nel 2019, due anni dopo aver fondato il proprio partito “Nuove Idee”. La sua carriera è costellata da grandi promesse, investimenti pubblici e conseguenti indebitamenti. Ha una straordinaria abilità comunicativa, che va ben oltre i confini del paese, tanto che spesso scrive i suoi post in inglese. Il suo account X (ex Twitter) ha quasi 5,9 milioni di followers, Tiktok ne conta 5,6 milioni, Instagram 6,2 milioni e infine la sua pagina Facebook è seguita da 7,1 milioni di persone. Il totale della popolazione di El Salvador non arriva ai 6,5 milioni. Ha risposte rapide e di grande impatto, a chi lo definisce dittatore risponde di essere il dittatore più “cool” del mondo. È il presidente millenial, che si fa un selfie prima di parlare sul palco delle Nazioni Unite, e porta il cappello da baseball al contrario. Converte El Salvador nel primo paese ad accettare Bitcoin come moneta nazionale, ma in realtà quasi nessuno la usa o la accetta fuori da Bitcoin City, un’operazione immobiliare sulla costa diretta ad attirare stranieri e investimenti.
La lotta alla criminalità
Nel marzo 2022 le principali bande criminali nel paese, Mara Salvatrucha o MS13 e Barrio 18, uccidono 87 persone in soli tre giorni. Il presidente dichiara lo stato di emergenza, una misura che dovrebbe durare 30 giorni, durante la quale si sospendono le normali procedure giudiziarie e diritti quali la libertà di riunione. Cominciano gli arresti arbitrari, mentre Bukele ordina la costruzione di una mega-prigione. Da allora lo stato di emergenza viene rinnovato ogni mese e continua ad essere vigente. La mancanza di trasparenza rende difficile calcolare il numero di persone arrestate, si stima possano superare i 76’000, oltre l’1% di tutta la popolazione. Gli arresti avvengono anche solo per una segnalazione anonima o dei tatuaggi sulla pelle. Più passa il tempo più vengono alla luce episodi di tortura e morti in stato di detenzione.
El Salvador in soli due anni passa dall’essere uno dei paesi più pericolosi in America Latina a uno dei più sicuri. E per molti che hanno vissuto tanta violenza, poter tornare a uscire senza paura per le strade è il motivo per dare un secondo mandato a Bukele, nonostante la perdita di libertà individuali e promesse economiche che non si sono materializzate.
Non sono solo i salvadoregni a pensarla così, il “modello Bukele” ha guadagnato popolarità in tutta l’America Latina. Similmente a quanto è successo in El Salvador, lo stato di emergenza è stato dichiarato in Honduras e in Ecuador, due paesi che si confrontano con un alta incidenza di criminalità.
RG 12.30 del 4.2.2024 Il servizio di Laura Daverio
RSI Info 04.02.2024, 12:33
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El Salvador al voto
Telegiornale 04.02.2024, 20:00