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Emergenza migranti, Blinken va in Messico

Joe Biden invia il segretario di Stato americano con l’obiettivo di risolvere una crisi che potrebbe avere effetti decisivi sulla sua campagna elettorale

  • 28 dicembre 2023, 10:23
  • 28 dicembre 2023, 10:24
Il presidente messicano Obrador e il segretario di Stato USA Blinken

Il presidente messicano Obrador e il segretario di Stato USA Blinken, il primo alla sua destra mercoledì sera

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Di: ATS/AFP/EnCa 

Joe Biden ha inviato in Messico il segretario di Stato Antony Blinken nel tentativo di trovare una soluzione a quella che sta diventando un’emergenza nazionale senza precedenti, nonché il tema centrale della campagna elettorale 2024: la crisi migranti al confine meridionale degli Stati Uniti. Blinken sarà accompagnato dal segretario alla Sicurezza nazionale, Alejandro Mayorkas.

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Oltre 6'000 migranti stanno marciando dal sud del Messico agli Stati Uniti

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La missione di Blinken arriva nel momento più delicato di un fenomeno che si è aggravato nell’ultimo anno, con 10’000 persone che tentano di attraversare il confine tra Stati Uniti e Messico ogni giorno e una carovana di circa 6’000 anime quasi alle porte degli Stati Uniti, mentre il governatore dello Stato americano più colpito, il Texas, continua a sfruttare la disperazione di chi cerca rifugio per criticare e provocare l’amministrazione Biden.

Proprio Biden e il presidente messicano, Andres Manuel Lopez Obrador, hanno avuto un colloquio telefonico la settimana scorsa durante il quale hanno concordato la visita degli inviati americani e hanno ribadito la necessità di un’azione congiunta. I due segretari devono premere sul governo messicano affinché attui con urgenza misure per contenere i flussi e per cercare di regolarizzare chi vuole entrare negli Stati Uniti.

Il Messico ha stretto negli anni diversi accordi sia con l’attuale amministrazione, sia con quella di Donald Trump, per farsi carico, almeno temporaneamente, di un certo numero di migranti ma ora Obrador lamenta di non aver più risorse, con oltre 11’000 persone stipate nei centri al nord in attesa di ricevere il via libera per gli USA. E, oltre a tutto questo, sono quasi allo stremo non solo le città di confine come El Paso o Eagle Pass ma anche le grandi metropoli dove i migranti approdano o sono spediti con la forza dai governatori repubblicani, come Denver, Chicago e New York.

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Migranti al confine tra Messico e Stati Uniti

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Sul fronte politico la crisi ai confini è diventata uno dei temi più caldi del dibattito in vista delle presidenziali e anche uno dei talloni d’Achille di Joe Biden, sotto attacco da più fronti. Da una parte Trump ne ha subito approfittato per alzare il livello dello scontro accusando i migranti di “avvelenare il sangue americano” per aizzare la sua base più estremista. Dall’altra, la gestione dell’emergenza da parte del presidente sta irritando una parte del partito, in particolare i potenti deputati e senatori ispanici, i sindaci e i governatori delle città e degli Stati più sotto pressione.

Ad aggravare una situazione già critica c’è poi lo stallo concretizzatosi al Congresso sul pacchetto da 110 miliardi di dollari proposto da Biden che, oltre agli aiuti per Israele e Ucraina, prevede il dispiegamento di altri 1’300 agenti al confine con il Messico. Prima delle feste repubblicani e democratici alla Camera dei rappresentanti non sono riusciti a trovare un terreno d’intesa. Perciò, quando rientreranno l’8 gennaio, sarà una corsa contro il tempo.

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Notiziario delle 23:00 del 27.12.2023

Notiziario 27.12.2023, 23:30

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