Aveva suscitato scalpore e anche numerose critiche l’espulsione una decina di giorni fa dalla Germania di 28 cittadini afghani colpevoli di aver commesso dei reati.
Contrariamente agli accordi presi col regime talebano, tutti i cittadini, una volta rientrati nel loro paese sarebbero stati messi a piede libero. Con quell’espulsione e il loro rimpatrio a Kabul, Olaf Scholz in effetti ha voluto dare un segnale di fermezza nei confronti di quei profughi che in Germania hanno commesso gravi reati. A bordo di quel volo partito il 28 agosto scorso da Lipsia alla volta della capitale afghana, c’erano persone condannate per stupro, omicidio colposo, attività terroristiche o incendio doloso.
Secondo gli accordi presi fra il Qatar, che ha fatto da intermediario fra il governo tedesco e i talebani, i cittadini espulsi avrebbero dovuto scontare il resto delle loro pene in un carcere afghano ma, stando a ricerche svolte dalla prima rete televisiva tedesca ARD insieme alla BBC, come detto i cittadini afghani sarebbero però nel frattempo di nuovo a piede libero. Un portavoce della rappresentanza diplomatica dell’Afghanistan a Doha ha spiegato che dopo il loro atterraggio a Kabul gli uomini sarebbero stati interrogati dalle autorità talebane e poi subito rilasciati, in quanto le imputazioni e le condanne emesse nei loro confronti in Germania sarebbero prive di fondamento.
Organizzazioni in difesa dei diritti umani avevano criticato il rimpatrio in quanto violerebbe il diritto internazionale e l’Afghanistan non sarebbe certo un paese sicuro. Amnesty International aveva accusato il cancelliere tedesco di essersi piegato alle pressioni politiche dell’estrema destra con questa espulsione pochi giorni dopo l’attentato di Solingen, dove un profugo di origine siriana aveva ucciso a coltellate tre persone.