Le applicazioni di Facebook (quella omonima, ma anche WhatsApp, Messenger e Instagram) non saranno più preinstallate sui nuovi apparecchi prodotti dalla Huawei, il gigante cinese preso di mira dalle sanzioni statunitensi in nome della sicurezza nazionale. Il colosso guidato da Mark Zuckerberg, con i suoi miliardi di utenti, "sta esaminando" i testi ufficiali delle autorità e "prendendo le misure per adeguarsi".
Ha cominciato con l'interrompere il trasferimento di tecnologia necessario per la preinstallazione. Chi già dispone di un apparecchio Huawei, tuttavia, continuerà a beneficiare di tutti gli aggiornamenti.
Al centro di una guerra commerciale
Huawei è al centro della guerra commerciale in atto fra Washington e Pechino. Numero due mondiale nel settore degli smartphone e numero uno nelle reti 5G, respinge fermamente qualsiasi sospetto di spionaggio a favore della Cina, il motivo addotto dalla Casa Bianca per confinare l'azienda di Shenzhen su una lista nera dal 15 maggio. Visto che prima che da Facebook i provvedimenti statunitensi erano già stati recepiti da Google, i telefonini cinesi potrebbero presto essere privati anche del sistema operativo Android e del Play Store per l'acquisto delle app.
Washington opera affinché al boicottaggio si accodino anche altri paesi e aziende straniere: all'estero lo hanno già fatto fra gli altri Vodafone e Panasonic e anche la britannica ARM, che produce semiconduttori utilizzati dall'insieme dell'industria delle telecomunicazioni, potrebbe fare lo stesso.
L'arma in mani cinesi è invece quella delle "terre rare", un gruppo di elementi fondamentali per l'insieme dei settori di punta. Pechino controlla il 95% della produzione mondiale e ha già lasciato intendere che potrebbe sospendere le esportazioni.