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Francia e legge immigrazione, il giorno dei cocci

Ministri dimissionari, maggioranza spaccata e un governo in subbuglio, con il presidente Macron accusato di scendere a patti con l’estrema destra di Marine Le Pen

  • 20 dicembre 2023, 13:54
  • 20 dicembre 2023, 17:51

RG 12.30 del 20.12.2023 - Il servizio di Alessandro Grandesso

RSI Mondo 20.12.2023, 13:54

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Di: Alessandro Grandesso

La politica francese è in subbuglio: ministri dimissionari, maggioranza spaccata, un governo in difficoltà, con il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, accusato di scendere a patti con l’estrema destra di Marine Le Pen che invece si gode un successo politico. Anzi, una vittoria “ideologica”, come ha sottolineato la leader dei deputati dell’estrema destra francese, in una Assemblée Nationale in preda a grandi tensioni per l’approvazione della nuova legge sull’immigrazione, varata martedì sera con 349 voti favorevoli e 186 contrari, tra cui quelli di molti deputati della maggioranza che si sono anche astenuti.

In tutto, infatti, una sessantina di macronisti e centristi hanno rifiutato di allinearsi alle posizioni lepeniste. Come il Ministro della sanità, Aurelien Rousseau, che ha presentato le dimissioni a Elisabeth Borne. Altri cinque ministri non escludono di andarsene e la stessa Premier ha ammesso stamane che la nuova legge non è quella che il governo sperava, anche perché minata da misure a rischio di incostituzionalità. Ma si tratta del prezzo da pagare dopo che il 12 dicembre tutte le opposizioni, dall’estrema destra a quella sinistra, passando per i conservatori repubblicani, si erano coalizzati per bocciare la prima versione del testo, punendo così l’esecutivo per aver approvato in primavera la controversa riforma delle pensioni, escludendo, con uno strumento costituzionale, il dibattito parlamentare, nonostante l’ampia ostilità dell’opinione pubblica.

Il tatticismo politico però è stato raggirato dal governo portando il testo in Commissione paritaria. Così sette deputati e altrettanti senatori si sono accordati su una versione ancora più restrittiva che non solo stabilisce l’instaurazione di quote triennali di immigrati, ma pone fine pure all’automatismo dell’acquisizione della nazionalità: chi nasce sul territorio francese da genitori stranieri dovrà ormai farne domanda tra i 16 e i 18 anni, senza avere condanne penali. Un segnale, quest’ultimo, ai minorenni che finiscono coinvolti nelle rivolte urbane che incendiano periodicamente le periferie delle città francesi, ogni volta alimentando il dibattito sull’identità nazionale.

Se il sistema dell’assistenza sanitaria garantita agli stranieri è stato stralciato per essere trattato in una legge a parte a inizio 2024, il parlamento ha limitato l’accesso per gli stranieri agli aiuti sociali, oltre che al raggruppamento familiare. Si tratta di una vittoria non solo dei Repubblicani, ma anche della Le Pen: “Finalmente si è stabilita la priorità dei francesi sugli stranieri, in particolare su alcune prestazioni sociali”. Il campo macronista ha ottenuto almeno la regolarizzazione dei lavoratori sans-papiers, che però non sarà sistematica in funzione dei bisogni dei settori a corto di manodopera, ma su singola decisione dei prefetti. I cittadini con doppia cittadinanza, inoltre, potranno perdere quella francese, in caso di reati gravi, come l’omicidio di agenti o gendarmi. Misura che risponde alla volontà di negare il passaporto a quei francesi, di origine straniera, implicati in attentati terroristici. E in questo senso, saranno più facilmente espulsi i criminali in situazione irregolare. La nuova legge sarà comunque sottoposta al vaglio del Consiglio costituzionale, organo al quale si è rivolto il presidente della Repubblica che tenterà di allentare le tensioni già stasera, in un intervento televisivo.

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