Una sentenza storica è stata pronunciata oggi, mercoledì, in Germania: la Corte regionale di Coblenza ha condannato un cittadino siriano per complicità nelle torture perpetrate dal regime di Bashar al Assad. Si tratta della prima volta al mondo. Il tribunale ha potuto giudicare il caso in virtù della giurisdizione universale in materia di crimini contro l'umanità, sancita dal diritto internazionale: i tribunali sono competenti su fatti verificatesi all'estero, quando sono talmente gravi da configurare crimini di guerra o contro l'umanità.
All’uomo sono stati inflitti quattro anni e mezzo di carcere per aver catturato, nel 2011, una trentina di manifestanti antigovernativi a Duma, città del governatorato del Rif di Damasco, e per averli poi condotti in un centro di detenzione e tortura.
Si tratta di un verdetto storico non tanto per il peso della condanna – peraltro impugnabile – né per il rango dell'imputato, un collaboratore subalterno dei servizi segreti siriani, ma poiché si tratta di un precedente prezioso: è la prima volta al mondo che un tribunale al di fuori della Siria ha potuto conoscere e giudicare atti che costituiscono crimini contro l'umanità, commessi da un uomo del regime di al Assad.
Per emanare il verdetto sono stati necessari 10 mesi di udienze e una dozzina di testimoni: uomini e donne a loro volta rifugiatisi in Germania, hanno riconosciuto il 44enne alla sbarra, inchiodandolo alle sue responsabilità. “Sapeva che la tortura era praticata” ad Al Khatib, luogo sinistro, “un inferno sulla Terra” per coloro che ne sono scampati.
Questo processo può fare da apripista. Un secondo imputato, sempre per crimini commessi sotto il regime siriano, è già a giudizio in Germania. Ma vittime, parti civili e ONG in difesa dei diritti umani, sperano che Coblenza sia d'esempio per gl'inquirenti di vari Paesi del mondo, affinché indaghino sui crimini commessi dagli agenti di Damasco.