La polizia bulgara sta interrogando un ucraino con passaporto romeno per il presunto coinvolgimento nell'omicidio della giornalista investigativa Viktoria Marinova a Russe, nel nord del paese.
Non è ancora chiaro se il movente dell'omicidio sia dovuto alle inchieste che Marinova stava conducendo sull'uso fraudolento di fondi strutturali europei, o se la sua morte sia un fatto di cronaca nera. Quello che è certo è che la Bulgaria è uno dei peggiori stati europei per la libertà di espressione. Nell'ultima decade, a causa di un oligopolio mediatico, il panorama dell'informazione bulgara ha subito un tracollo notevole passando dal 35/o posto nella classifica di Reporters Without Borders per la libertà di espressione, al 111/o nel 2018.
Uno degli ultimi casi è quello dello scorso settembre e riguarda il giornalista Dimitar Stoyanov del portale investigativo bulgaro Bivol e il collega romeno Attila Biro, di RISE Project, arrestati in Bulgaria. Avevano entrambi appena pubblicato su Bivol la prima puntata di una serie di indagini giornalistiche ribattezzate "#GPGate", un progetto che punta il dito contro malversazioni e corruzione riguardanti l'utilizzo dei fondi strutturali europei in Bulgaria, soprattutto quelli indirizzati alla costruzione e ammodernamento di infrastrutture.
Intanto la procura di Sofia ha avviato una inchiesta su presunti abusi nell'utilizzo di fondi dell'Unione europea e ha bloccato un trasferimento bancario di circa 14 milioni di euro in base alla legge contro il riciclaggio. La denuncia è partita proprio in seguito al servizio giornalistico del sito internet Bivol.
Marinova è la terza giornalista uccisa negli ultimi dodici mesi nell'Unione europea, dopo la maltese Daphne Caruana Galizia (ottobre 2017) e il reporter slovacco Jan Kuciak (febbraio 2018).
ATS/M. Ang.