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“La scienza dice che il sesso biologico non è binario”

Chiara Beccalossi, professoressa di storia della scienza e della sessualità all’Università di Lincoln, in Inghilterra, sulla sentenza della Corte Suprema del Regno Unito: “Discrimina. E questo è grave”

  • 16 aprile, 21:32
  • 17 aprile, 08:08
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Sentenza storica UK: definizione legale di donna

SEIDISERA 16.04.2025, 18:00

  • Keystone
Di: SEIDISERA/M. Ang. 

“Mi sembra di capire che la definizione legale di donna, secondo la Corte Suprema del Regno Unito, ora si baserà sul sesso biologico; i giudici hanno stabilito che il sesso biologico è binario. Mi stupisce che i giudici abbiano fatto questa scelta, perché la scienza, da un po’ di tempo, dice che il sesso biologico non è binario”, così ai microfoni di SEIDISERA della RSI la professoressa di storia della scienza e della sessualità alla Università di Lincoln, in Inghilterra, Chiara Beccalossi, commenta la sentenza della Corte Suprema del Regno Unito.

La Corte ha stabilito, in pratica, che il sesso biologico viene stabilito alla nascita di una persona. Una definizione che si applica - attenzione - anche per coloro che hanno seguito un processo di transizione di sesso, quindi che da uomo sono diventati donna o viceversa. Un caso nato da un un ricorso di un’associazione femminista contro una legge approvata dal governo scozzese, che includeva nella sua definizione di “donna” anche le persone nate con sesso biologico maschile.

La professoressa Beccalossi sottolinea che, dal periodo tra le due guerre, la scienza ha dimostrato che esistono delle variazioni naturali: le persone che, nel gergo comune, noi chiamiamo persone intersessuali o persone con variazione intersessuali. L’1,7% della popolazione presenta delle variazioni intersessuali, spiega, per cui esistono neonati che, per esempio, nascono con genitali che noi chiamiamo anormali o non chiaramente definiti. “Come faranno i giudici a classificare questi individui?”, si chiede la docente.

La sentenza odierna, spiega la professoressa, potrebbe semplificare una certa burocrazia. “Però va a semplificare una realtà che non è semplice e va a a discriminare, e questo è grave. Io spererei che una società vada verso il meglio, si migliori, si evolva verso una società più inclusiva, che capisca anche la complessità umana. Invece non è così”.

La professoressa di storia della scienza e della sessualità vede diversi rischi in questa sentenza. “Una sentenza del genere va a discriminare chiaramente le persone intersessuali, di cui nessuno sta parlando. E poi ci sarà anche il problema di come questa sentenza andrà a discriminare anche le persone trans. Metteremo tutte le persone in due scatole: femminile e maschile. Penso che il problema si porrà molto, per esempio, quando si parlerà di carceri, sport. Cosa facciamo? Mettiamo una donna trans in un carcere maschile o un individuo intersex, che magari si è sempre identificato come donna, in un carcere maschile?”

La sentenza di conseguenza potrebbe creare più problemi di quanti ne risolva. “Sì, la legge semplifica un po’ la realtà, lo fa per forza. Però la legge molto spesso dovrebbe rappresentare anche un po’ di cambiamenti sociali. Eravamo arrivati in un punto in cui la società era cambiata ed è sicuramente più inclusiva di 100 anni fa. Secondo me la Corte Suprema del Regno Unito ha perso un’occasione”.                

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GB, i transgender non sono donne

Telegiornale 16.04.2025, 20:00

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