"Nessuno ha interesse a rivivere la calda estate del 2015". Lo assicura il vicepresidente al Parlamento UE, Dimitrios Papadimoulis, ma le sue parole arrivano in un momento in cui sui mercati le parole Grexit e default stanno tornando pericolosamente di moda.
Termini che secondo il candidato SPD alla cancelleria tedesca, Martin Schulz, "vanno nell'interesse di Trump o Le Pen", ma "non dell'Europa".
Se consideriamo lo spread come indicatore della tensione degli operatori, il differenziale con i titoli tedeschi dal 25 al 31 gennaio è salito di oltre 110 punti, fino a quota 744, per poi tornare leggermente sotto i 700 al progredire delle trattative fra UE e FMI per lo sblocco della terza tranche di aiuti.
La tensione - oltre ai 7 miliardi di debito in scadenza a luglio, che veicola odore di default - è collegata all'avvicinarsi della data del 20 febbraio, quando dovrà essere completata la revisione delle misure richieste con l'ultima tranche di salvataggio prima di poter sbloccare i nuovi aiuti.
Il via libera all'ulteriore pacchetto è arrivato da UE e FMI, purché la Grecia si impegni ad attuare nuove misure di austerità per 3,6 miliardi, pari al 2% del PIL.
ats/joe.p.
Dal Tg12.30: