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Harris: “Guadagnerò la nomination e batterò Trump”

La vicepresidente è determinata a ottenere la candidatura democratica per cercare di diventare la prima donna presidente - Il ritratto della 59enne

  • 21 luglio, 22:23
  • 22 luglio, 10:55
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La vicepresidente a un evento elettorale del 21 giugno

  • Keystone
Di: ATS/OCartu 

Kamala Harris vuole diventare la candidata sostitutiva del Partito Democratico. “Sono onorata di avere il sostegno del Presidente e intendo guadagnarmi e vincere questa nomination”, ha dichiarato Harris in una dichiarazione scritta. Ha inoltre salutato “l’atto di disaffezione e patriottismo” di Joe Biden. “Farò tutto ciò che è in mio potere per unificare il Partito Democratico - e unire la nostra nazione - per sconfiggere Donald Trump”, ha scritto.

Biden aveva precedentemente nominato Harris come sua sostituta nella corsa alla Casa Bianca. In caso di elezione diventerebbe la prima presidente donna e di colore. Per il ruolo di vicepresidente circolano i nomi di alcuni governatori, come Josh Shapiro (Pennsylvania), J.B. Pritzker (Illinois), Tony Evers (Wisconsin) e Andy Beshear (Kentucky). Non è da escludere neppure il segretario ai Trasporti Pete Buttigieg.

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Chi è Kamala Harris

Nata nel 1964 a Oakland, in California, Kamala Harris non ha brillato nei panni di vice, deludendo probabilmente chi si aspettava molto di più da lei. Laureata alla prestigiosa università Howard, era stata salutata forse un po’ troppo semplicisticamente come “l’Obama donna” per la sua capacità oratoria e di trascinare le folle, almeno fino a qualche tempo fa.

Prima di conquistare un seggio al Senato nel 2016 è stata procuratrice di San Francisco, quindi della California. Barack Obama la definì goffamente “la più bella procuratrice del Paese”, per poi scusarsi. All’ex presidente la lega comunque un’amicizia di vecchia data e una stima reciproca. Proprio l’amministrazione Obama infatti la valutò come possibile giudice della Corte Suprema.

Come senatrice, Harris ha subito dichiarato guerra a Donald Trump e si è imposta sul palcoscenico nazionale con i suoi interrogatori all’ex ministro della Giustizia Jeff Sessions, che sono sono diventati virali e l’hanno accreditata davanti al pubblico democratico a caccia di volti nuovi per il partito.

Da qui la decisione di provare a correre per la Casa Bianca: un tentativo che non ha avuto successo, anche se si era imposta come una delle rivali più agguerrite di Biden nel corso delle primarie. È rimasto negli annali l’aspro confronto fra i due nel corso di uno dei dibattiti, durante il quale Harris rinfacciò al suo futuro capo di essersi compiaciuto della collaborazione con due senatori segregazionisti negli anni ‘70.

Non contenta, Kamala continuò raccontando di conoscere una ragazzina nera che per fortuna ebbe la possibilità di andare in una scuola migliore grazie al servizio di scuolabus istituito per le minoranze che vivevano nei quartieri più disagiati, servizio al quale - ricordò - il senatore Biden si era opposto: “Quella ragazzina ero io”. Nonostante lo scontro, fu scelta poi come numero due nel ticket Democratico.

Non è mai uscita dall’ombra di Biden e non ha mai bucato lo schermo, ma sta recuperando terreno e immagine su alcuni temi, come quello chiave dell’aborto. E con i suoi 59 anni e la sua fermezza potrebbe funzionare come antitesi a Trump, facendolo apparire vecchio e iroso.

Collezionista di sneaker Converse, Harris si sveglia di solito alle 6 del mattino e si allena per mezz’ora. Il suo motto è un monito che la madre le rivolgeva quando era ragazzina: “Potrai essere la prima, ma assicurati di non essere l’ultima”. Da allora Harris di tabù ne ha infranti molti, aprendo la strada e diventando un modello per molte donne. Ora ha l’occasione della vita.

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