Nell’Africa occidentale si sta alzando la tensione geopolitica fra due blocchi di Stati. Da una parte appaiono sempre più legati i regimi militari del Burkina Faso, del Mali e del Niger che sabato hanno dato vita a una nuova Confederazione. Dall’altra ci sono i 13 paesi membri della comunità economica dell’Africa dell’Ovest riuniti domenica ad Abuja, in Nigeria.
Lo scopo della Confederazione, secondo la dichiarazione dei tre Stati, sarebbe quella di consolidare le basi di una vera indipendenza. L’Alleanza degli Stati del Sahel vorrebbe essere una comunità composta da popoli sovrani lontani dal controllo delle potenze straniere. Una comunità, sempre secondo gli intenti dichiarati, di pace, solidarietà e prosperità basata sui valori africani.
Il capitano Ibrahim Traoré, tra i più giovani leader africani al governo e presidente del Burkina Faso, ha affermato che il continente africano ha sofferto e continua a soffrire a causa del fuoco degli imperialisti e che questi hanno in mente un solo cliché: l’Africa è l’impero degli schiavi. Questa retorica ormai è adottata da gran parte delle popolazioni che hanno assistito a una serie di colpi di stato e di controverse prese di potere cominciata nel 2020.
In ogni caso il momento storico è delicato. Le dinamiche geopolitiche della regione stanno determinando nuove alleanze e influenze. Non ci sono solo Russia e Cina, ma anche India, Dubai, Arabia Saudita, Qatar, Turchia. La cooperazione tra i differenti eserciti contro la minaccia jihadista è stata una delle priorità di questo incontro, ma l’Alleanza cercherà anche di formare legami economici più stretti. Inoltre, ci sono discussioni riguardo a una valuta comune, che rifiuta il franco CFA sostenuto dalla Francia. Va tenuto conto del potenziale economico di questa regione, che per ora si trova in difficoltà rispetto agli sbocchi sul mare. Il Niger sta cercando di vendere il suo petrolio e tutti e tre i paesi hanno diversi progetti minerari legati soprattutto al settore dell’oro e di altre materie preziose.