Un flusso di denaro che dai conti svizzeri di Licio Gelli e altri soggetti a lui vicini sarebbe arrivato fino agli esecutori della strage della stazione di Bologna. Movimentazioni rimaste nascoste per 40 anni, e che oggi sono state ricostruite in aula nel nuovo processo sui mandanti, dal capitano della guardia di finanza, Cataldo Sgarangella.
Le indagini della procura generale di Bologna sono ruotate attorno ad alcuni documenti sequestrati a Gelli nel 1982 dalle autorità elvetiche a Ginevra. Secondo la tesi degli inquirenti, l’allora capo della loggia massonica P2, già condannato per depistaggio proprio in relazione alla strage, fu anche il mandante e l'organizzatore. Deceduto nel 2015, però, non potrà essere processato.
40 anni fa la strage di Bologna
Telegiornale 02.08.2020, 22:00
Durante le indagini, i magistrati si sono recati anche a Berna alla ricerca di prove e conferme degli spostamenti di denaro. Le ricerche sono ruotate attorno al cosiddetto “appunto Bologna” trovato nel portafogli del venerabile, che riporta il nome della città emiliana più il numero di un conto corrente di una banca ginevrina.