Era solo in cella. E non veniva monitorato ogni 30 minuti come previsto dalla procedure anti suicidio. E' un mistero la morte di Jeffrey Epstein, il finanziere accusato di traffico e sfruttamento sessuale di minorenni, trovato cadavere sabato scorso nella sua cella in una prigione di Manhattan. È quanto emerge dalle indagini avviate dopo la sua morte.
L'esterno della prigione di Manhattan dove il finanziere è stato trovato morto nella sua cella
Il 66enne si trovava sotto stretta sorveglianza dopo essere stato ritrovato verso la metà di luglio con contusioni al collo che avevano fatto ipotizzare un tentativo di suicidio. “Ci sono evidenti irregolarità” – così le ha definite lunedì il Ministro della giustizia William Barr - "ma arriveremo in fondo alla vicenda perché le vittime meritano giustizia e l'avranno", ha poi aggiunto, assicurando che verrà fatta chiarezza.
Eppure, a tre giorni di distanza dal ritrovamento del cadavere, molti interrogativi restano senza risposta. L’FBI ha aperto un’indagine, mentre l’esito dell’autopsia effettuata domenica non è ancora stato reso noto. Venerdì scorso erano stati pubblicati i documenti processuali che illustrano nuovi e inquietanti dettagli sulle abitudini del finanziere, già condannato in Florida in passato per sfruttamento sessuale ma poi rilasciato dopo soltanto un anno di carcere in base ad un controverso accordo con la procura. Secondo le denunce, l'uomo avrebbe anche reclutato ragazzine di 14 anni da un liceo, per sfruttarle sessualmente. Almeno tre persone sono a rischio incriminazione per aver collaborato con lui.
Epstein aveva costruito la sua fortuna con investimenti in borsa e consulenze finanziarie, instaurando legami con personaggi del mondo di Hollywood ma anche della politica, tra cui Donald Trump e Bill Clinton. Lo stesso Trump ha rilanciato via Twitter teorie cospirazioniste sul finanziere, senza però fornire alcuna prova a sostegno di questi elementi.