Esperto di tecnologia, imprenditore e docente. Alec Ross è stato il consigliere all'innovazione di Barack Obama, poi ha ha scritto bestseller dedicati al futuro e creato startup. Oggi vive fra gli Stati Uniti e l’Italia e questo sabato sarà a Lugano per Endorfine Festival. Lo abbiamo intervistato.
La guerra tecnologica - dopo che Donald Trump ha lanciato la sfida a Huawei – ormai è anche una sfida geopolitica. E l’Europa?
"Purtroppo è come una partita di calcio e ci sono solo due squadre in campo: Cina e Stati Uniti. Ed invece di mettere una squadra in campo l’Europa ha deciso di fare l’arbitro: fischia i falli e mostra i cartellini gialli. Ed è vero che l’arbitro può avere un suo peso sul risultato finale, ma non vince mai. Penso quindi che sia davvero importante che anche l’Europa schieri la sua squadra, perché non è per niente positivo avere un mondo che si decide solo tra Washington e Pechino. Credo sia importante avere un modello europeo che rifletta le sue priorità ed i suoi valori".
Putin strizza l'occhio alla Cina
Telegiornale 07.09.2022, 22:00
Dove potrebbe sorgere una sorta di Silicon Valley europea?
"La Silicon Valley è il prodotto di 60 anni di investimenti ed è impossibile crearla altrove. Per vari motivi. Ma oggi negli stati Uniti si sta andando verso una decentralizzazione. Si è creata una geografia dell’eccellenza: Austin in Texas, Massachusetts, Charlotte in North Carolina. E questo di tipo di distribuzione aiuta anche ad avere meno disuguaglianze. Io credo che sia molto meglio per l’Europa avere una distribuzione dell’innovazione e del benessere. Ci sono diversi esempi di regioni con alta concentrazione di imprenditorialità, di opportunità e di talenti: Estonia, Stoccolma, l’est di Londra, Berlino... Con il Covid inoltre abbiamo assistito ad una ridistribuzione del talento, che ora è ovunque. Oggi l’Europa ha l’opportunità di creare tanti ecosistemi di produzione".
La Svizzera ha due politecnici tra i migliori al mondo a Zurigo e Losanna: quale può essere il suo ruolo?
"La Svizzera è un punto di riferimento in Europa. Ora, mentre parlo, sto andando alla riunione del CdA di Kudelski Group, un’impresa basata a Cheseaux-sur-Lausanne, che ha un altissimo livello di ricerca, sviluppo e di eccellenza tecnologica. Con imprese come questa, io sono molto ottimista per la Svizzera".
Secondo lei la rivoluzione tecnologica creerà o distruggerà lavoro nelle economie avanzate? Aumenterà il valore aggiunto o cancellerà posti di lavoro?
"La risposta è complessa: entrambe. L’intelligenza artificiale (AI) permetterà la creazione di nuovi posti di lavoro. Ci saranno dei lavori umani che spariranno, perché vi sarà una sostituzione con la macchina. Ma al contempo per gli umani che hanno delle competenze specifiche ci saranno più opportunità. Io lo vedo più come un vantaggio che come un problema, ma al contempo non credo nelle utopie: dobbiamo riuscire a gestire la politica tecnologica e non dobbiamo lasciarla regolare solo dal mercato. Negli Stati Uniti la politica tecnologica oggi è in gran parte gestita da pochi giovani miliardari californiani. È quello che capita quando manca il controllo da parte della politica".
Crede davvero che l'uomo saprà governare l’algoritmo?
"Dobbiamo governare l’algoritmo! Il problema oggi deriva dal fatto che chi sa governare l’algoritmo non lavora per il Governo. Abbiamo bisogno di più competenze a livello politico: gente che capisca come funziona lo sviluppo delle conoscenze tecnologiche e dell’intelligenza artificiale. Quando lavoravo nel Governo di Obama ho avuto diversi incontri con membri del congresso americano che erano totalmente analfabeti sia dal punto di vista tecnologico che da quello dei suoi effetti economici e questo è vergognoso. Non capivano nulla del mondo del lavoro e dell’innovazione del 21esimo secolo. Credo quindi che dobbiamo sviluppare questo tipo di competenze nel Governo. E sostenere quei politici che hanno un orientamento verso lo sviluppo scientifico e tecnologico".
Lei con Obama ci ha lavorato, com'era il presidente con il telefonino?
“Lo usava molto. Quando era presidente degli Stati Uniti il suo assistente, che era costantemente al suo fianco, doveva avere sempre tre cose con sé, così da potergliele passare immediatamente, ad ogni richiesta: le noccioline, un tipo di thé verde che gli piace molto ed il suo iPad. Durante la transizione dal Governo di Bush a quello di Obama, io ero presente, il Governo gli disse che non poteva avere un suo indirizzo e-mail. Lui rispose: ‘Invece posso. Devo poter usare personalmente l’e-mail sul telefonino e voi adesso avete il compito di trovare una soluzione’”.