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Il 2024: un anno cruciale nella lotta alla droga in Messico

Il Paese ha cambiato rotta con la nuova presidente Sheinbaum e nell’attesa di Trump a Washington

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Messico, vaste operazioni anti droga

Telegiornale 25.12.2024, 20:00

Di: Laura Daverio (da Città del Messico) 

Il 2024 rappresenta un momento di svolta nella lotta contro il narcotraffico in Messico, anche se al momento il prezzo pagato è un’escalation di violenza.

L’anno si apre con il presidente López Obrador che continua a negare che il Messico produca fentanyl, un oppioide sintetico letale esportato dai cartelli soprattutto verso gli Stati Uniti, dove solo lo scorso anno ha causato oltre 100’000 morti. A marzo, però, durante un’intervista al programma “60 Minutes” della CBS, ammette che il paese non solo lo produce, ma lo esporta. La potente droga viene creata in laboratori locali con componenti chimiche importate dalla Cina e esportata attraverso la lunga frontiera che non ha mai bloccato il passaggio di persone o merci.

Il 25 luglio arriva un colpo inaspettato: Ismael “El Mayo” Zambada, storico leader del Cartello di Sinaloa, viene trasportato in aereo negli Stati Uniti in circostanze ancora poco chiare. L’operazione coinvolge Joaquin Guzman Lopez, figlio di “El Chapo”, che avrebbe collaborato con le autorità americane consegnando “El Mayo” e arrendendosi. L’arresto di “El Mayo”, considerato l’ultimo leggendario boss del narcotraffico e co-fondatore del Cartello di Sinaloa, rappresenta uno shock per il paese. Era sempre sfuggito alle forze dell’ordine e le autorità messicane dichiarano di essere rimaste all’oscuro dell’operazione che ha portato al suo arresto.

La cattura innesca una feroce guerra interna al cartello di Sinaloa per la nuova gerarchia di potere. Dopo due settimane di relativa calma, i conflitti esplodono soprattutto a Culiacán, capitale dello stato di Sinaloa. L’invio dell’esercito non basta a fermare l’ondata di violenza, e gli omicidi raggiungono cifre impressionanti: 555 nei soli primi tre mesi del conflitto, superando il totale di 531 registrati in tutto il 2023 nello stesso stato.

Il 1° ottobre, Claudia Sheinbaum assume la presidenza del Messico, diventando la prima donna a guidare il paese. Eletta con un numero record di voti, Sheinbaum promette continuità con le politiche di López Obrador, ma tra le sue prime mosse figura la creazione di un’istituzione dedicata all’intelligence per combattere il crimine organizzato. Diversamente dal suo predecessore, Sheinbaum vanta un profilo internazionale: ha studiato negli Stati Uniti e collaborato con agenzie antidroga americane durante il suo mandato come capo del governo di Città del Messico. Questo fa sperare in un rafforzamento della cooperazione tra Messico e Stati Uniti.

A novembre il contesto internazionale si complica con l’elezione di Donald Trump a nuovo presidente degli Stati Uniti. In campagna elettorale, Trump attacca ripetutamente il Messico per il traffico di droga e l’immigrazione illegale, e da presidente eletto minaccia dazi del 25% se il paese non dimostra di controllare entrambe le questioni. Inoltre, rilancia l’idea di interventi militari statunitensi sul suolo messicano contro i cartelli, un’azione estrema, che violerebbe la sovranità messicana, ma che viene presa sul serio.

Sotto pressione, il governo messicano intensifica le operazioni antidroga, ottenendo risultati significativi. Nei primi sei mesi del 2024, ancora sotto la presidenza di López Obrador, erano stati sequestrati 130 kg di fentanyl. A dicembre, solo due operazioni nello stato di Sinaloa hanno portato alla confisca di una tonnellata di droga, un record. Gli arresti legati ai cartelli si moltiplicano in Messico e all’estero, con 14 membri del Cartello di Sinaloa catturati anche a Barcellona.

Per anni, il Messico ha considerato il fentanyl un problema statunitense, legato alla crisi degli oppioidi esplosa negli anni ’90 con lo scandalo delle prescrizioni mediche del potente antidolorifico Oxycontin, che ha causato l’epidemia di oppioidi nel paese. Tuttavia, oggi questa visione non riesce ad allontanare le responsabilità del Messico, sul cui territorio organizzazioni criminali riescono a produrre e distribuire enormi quantità di droga.

Nonostante i successi operativi, resta il dubbio sull’impatto a lungo termine. I cartelli hanno sempre trovato modi per adattarsi e prosperare, e la guerra alla droga lanciata nel 2006 da Messico e Stati Uniti non ha intaccato il loro potere. Ha invece provocato oltre 400’000 morti in Messico e almeno 90’000 desaparecidos.

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