Reportage

L’Esquilino, una periferia del mondo nel cuore di Roma

Un rione a immagine e somiglianza di Francesco e del suo pontificato - Un quartiere multietnico, multireligioso, popolato di ultimi della Terra ma esempio di accoglienza

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SEIDISERA del 22.04.2025 - L’Esquilino, una periferia del mondo nel cuore di Roma. Il reportage di Anna Valenti

RSI Info 24.04.2025, 10:35

  • Archivio ANSA
Di: Anna Valenti, corrispondente RSI da Roma

È il colle più alto di Roma, Santa Maria Maggiore svetta sull’Esquilino, da cui prende il nome il rione che sorge a ridosso della Stazione Termini. Un quartiere che è la porta d’entrata a Roma, che è a immagine e somiglianza di Francesco, che incarna in tutto e per tutto i valori del suo Pontificato.

È vero che è stata la sua devozione alla Madonna a spingere Bergoglio ad essere seppellito nell’antico santuario dedicato a Maria, proprio accanto alla Salus popoli Romani, l’icona bizantina che salvò Roma dalla Peste, dove il Pontefice si fermava a pregare prima della partenza di ogni suo viaggio e al suo ritorno, così come dopo ogni ricovero. Ma chi vive e ama l’esquilino sa che non poteva che essere questo il suo posto.

Un mosaico di culture e religioni

È il quartiere più multietnico del centro di Roma. E basta farsi un giro nel suo cuore pulsante, Parco Vittorio, a qualche centinaia di metri dalla basilica di Santa Maria Maggiore per rendersene conto. Uno spazio bello accogliente, dove bambini italiani, africani, cinesi, bengalesi, slavi, francesi, tedeschi, giocano insieme sotto lo sguardo vigile di mamme, baby sitter filippine, alcune velate altre in abiti succinti.

In questo parco si festeggia il Capo d’anno cinese, le feste sikh, si pratica il tai chi e lo yoga. Un luogo perfetto per il papa del dialogo interreligioso e della fratellanza.

Fuori sotto i portici dei palazzi eleganti attorno al Parco, così come nelle vie parallele, uno in fila all’altro si trovano ristoranti cinesi, indiani, arabi. Negozi di vestiti, scapre, borse e accessori cinesi, proprietari anche di centri estetici, coiffure, ed erboristerie. Bengalesi e indiani sono specializzati nella sartoria, i negozi alimentari, bigiotteria, riparazione cellulari. All’Esquilino trovi tutti i prodotti, i sapori, gli odori del mondo. Il mercato rionale è un grande suk delle culture.

Che puoi ritrovare alla scuola Di Donato, la scuola più multietnica di Roma, un melting pot di culture dove i bambini imparano la convivenza e la conoscenza tra le diverse culture. Ma che per ora non si mischiano più di quel tanto…il processo è ancora lungo.

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La basilica di Santa Maria Maggiore, dove verrà sepolto Papa Francesco

  • Keystone

Il quartiere degli ultimi

Non solo profumi esotici che richiamano mondi lontani, l’Esquilino è anche il quartiere degli ultimi, dove gli angoli e le strade spesso sanno di piscio. Complice la presenza er di molti centri Caritas e istituti religiosi, qui confluiscono varie disperazioni figlie dei problemi che l’immigrazione porta con sé. Sotto i portici di Piazza Vittorio dormono migranti senzatetto, nelle aree vicine al mercato rionale, non lontane da Termini, abbonda la microcriminalità, lo spaccio, il crack. Un quartiere del centro con le dinamiche della periferia. Che accoglie gli ultimi degli ultimi tra rassegnazione, rabbia e benevolenza. Perché all’Esquilino in fondo c’è posto per tutti, nello spazio di poche centinaia di metri convivono attori, registi, fini intellettuali di sinistra con gli estremisti di destra di Casa Pound. La loro tartaruga frecciata sventola sopra i negozi cinesi e bengalesi. Un luogo di contraddizioni ma anche di ricca umanità, emblema della gestione dell’accoglienza. Incarnato dallo Spin Time, realtà con cui Francesco aveva stretti legami.

Era lo stabile Istituto nazionale di previdenza e assistenza per i dipendenti pubblici, un edificio di 9 piani fitto di uffici in via Santa croce di Gerusalemme, rimasto inutilizzato dopo il 2012, a seguito della soppressione dell’Istituto. Nell’ottobre 2013 l’associazione di difesa del diritto all’abitare Action lo ha occupato a scopo abitativo. Ha trasformato gli uffici in appartamenti, abitati oggi da circa 450 persone 27 nazionalità diverse: migranti fuggiti da guerre, mamme con bambini in difficoltà, donne sfuggite alla tratta di esseri umani. Ma lo Spin Time è molto di più di un tetto sulla testa. È un centro culturale, teatro, un doposcuola, un luogo di dialogo e confronto. Qui hanno sede molte ONG tra cui Mediterranea di Don Mattia, impegnata nel salvataggio in mare di migranti. Un esempio di rigenerazione urbana.

L’ala protettiva di Bergoglio

Un luogo per molti illegale e clandestino, che la politica più volte ha cercato di sgomberare, una realtà invece che Papa Francesco ha appoggiato e protetto. Nel 2019 quando la sindaca Virginia Raggi staccò la luce, Francesco inviò l’elemosiniere Krajewski (di formazione elettricista) a ripristinarle assumendosi la piena responsabilità del gesto. Il timore è che ora, con la sua morte, venga a cadere un’importante ala protettiva per lo Spin Time. 

A ottobre, in occasione del Giubileo dei Migranti Francesco aveva in riserbo molti eventi che avrebbero avuto protagonista Spin Time, in particolare con La rivolta della Gioia, la pièce scritta da Cristiano Ceresoli (poeta, scrittore autore teatrale) legato a Spin time dall’inizio, un vangelo cantato.

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Il Papa riceve la maglietta Spin Time

  • Spin Time
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