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I ricordi delle bare in Val Seriana cinque anni dopo

Il 20 febbraio 2020 a Codogno fu diagnosticato il primo caso di Covid in Italia, la nazione più colpita con oltre 190’000 morti - Le testimonianze di chi viveva nell’epicentro della pandemia

  • Ieri, 12:35
  • Ieri, 20:26
03:29

RG 12.30 del 20.02.25: Il reportage di Anna Valenti a cinque anni dal primo caso di Covid in Italia

RSI Info 20.02.2025, 12:30

  • Keystone
Di: Radiogiornale/Valenti/Spi 

Era il 20 febbraio 2020, esattamente cinque anni fa, quando all’ospedale di Codogno fu diagnosticato il primo contagio di Covid-19 in Italia. Il tampone di Mattia Maestri, il cosiddetto paziente uno, risultò positivo. Inizia in questo modo la pandemia in Italia: uno dei Paesi più colpiti in Europa con oltre 190’000 morti.

Cinque anni dopo, la RSI è tornata in una delle zone più colpite, Bergamo e la Val Seriana, dove non fu mai istituita la zona rossa malgrado i contagi e i morti. La colonna dei camion dell’esercito con le bare assurse a simbolo di quel periodo. Nei ricordi di don Mario Carminati, arciprete di Seriate, quello “era il tempo buio di una bufera improvvisa e devastante per tantissime famiglie”.

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RSI Info 22.02.2020, 16:52

Tra le vittime, il nipote Christian, morto a 34 anni per la terribile ondata, dopo un ricovero di cinque mesi in ospedale. “È morto ad agosto - ricorda don Mario - per tutta una serie di complicanze derivate dal Covid. Questo è l’aspetto famigliare, poi c’è quello parrocchiale. In media a Seriate (25’000 abitanti, ndr) muoiono ogni anno 200 persone, allora ne morirono 150 in un mese e altri 200 tra marzo e aprile. Nella chiesa di San Giuseppe abbiamo ospitato le bare di 270 defunti da Covid che attendevano di essere cremati e dovevano aspettare da qualche parte. Abbiamo avuto anche 76 bare in contemporanea. Quando partivano suonavamo le campane. Era molto simile al trasporto merci. Una cosa brutta, penso ai parenti, vedere le loro salme così. Non volevo questa scena”.

Bare allineate in una chiesa di Seriate

Bare allineate in una chiesa di Seriate

  • keystone

Alzano Lombardo, Nembro, Albino sono i comuni più colpiti della Val Seriana che si susseguono uno dopo l’altro, divisi solo da un cartello. “Avanti Cristo e dopo Cristo. Qua oggi invece diciamo ante e post Covid - racconta Camillo Bertocchi, sindaco di Alzano -. Ricordo, soprattutto i primi giorni, una sensazione di totale sospensione e di impotenza. Il non capire come fosse possibile una cosa del genere. Era incredibile non avere l’ossigeno, le mascherine, non essere preparati”.

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  • RSI/Localteam

Quando arriva il mese di febbraio, ogni anno i ricordi riaffiorano nuovamente, dice Fabio Terzi, sindaco di Albino: “Quando passo di fronte all’ufficio anagrafe ancora mi vengono i brividi perché ricordo le mattinate in cui compilavo i registri dei defunti. Ce n’erano una decina ogni giorno. Chi rimane non lo può scordare”.

Fu una tragedia e fu anche la tragedia della disorganizzazione, dell’impreparazione. “La sensazione di un esercito senza armi. C’erano i medici che telefonavano e dicevano, io devo andare a vedere un paziente a domicilio, ma le mascherine non le ho. Ne avevo due che mi aveva dato il mio amico verniciatore”, racconta Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo. “La risposta delle autorità era: ‘Cercatevele’. Bisogna farne memoria, assolutamente. Ma la memoria, se non si impara niente, da sola è inutile”.

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  • RSI/Alessandro Balduzzi - Simone Benazzo - Marco Carlone
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