La rapida caduta dell’Afghanistan nelle mani dei talebani è stata resa possibile anche da traditori all’interno di quelle stesse istituzioni che avrebbero dovuto difendere. E l'allarme era già stato dato a luglio. E' quanto emerge dal reportage di Roberto Antonini e Philippe Blanc, andato in onda a Falò giovedì sera.
Già a inizio luglio, anche davanti alle telecamere, il vicepresidente Amrullah Saleh aveva accusato un deputato di avere legami con i talebani e di aver spinto le forze armate a collaborare con loro. Una collaborazione che aveva portato alla rapida caduta di Ghazni nelle mani degli estremisti. Uno scenario che si è ripetuto in molte altre città, cadute nelle mani dei talebani senza che l'esercito opponesse resistenza. Non è chiaro quanto il collaborazionismo da parte delle istituzioni abbia contribuito a queste rese rapide.
Sono invece meglio documentati gli accordi tra talebani e capi tribali nelle regioni rurali, dove l'avanzata degli estremisti è stata fulminea.
Disastro Afghanistan, Biden sulla graticola
Dopo la rapida presa del potere da parte dei talebani, rabbia e frustrazione sono sentimenti che si respirano anche a Washington, dove il presidente USA Joe Biden - già crollato nei sondaggi - rischia di essere messo sulla graticola dai suoi stessi compagni di partito. Tre commissioni del Senato controllate dai dem (esteri, intelligence e forze armate) hanno annunciato infatti di voler fare luce sul fiasco. "Sono deluso che l'amministrazione Biden non abbia valutato accuratamente le implicazioni di un ritiro rapido degli USA", si è rammaricato il presidente della commissione Esteri, il dem Bob Menendez. "Siamo testimoni di risultati orribili di molti anni di fallimenti politici e di intelligence: è sorprendente vedere l'esercito afghano dissolversi così rapidamente dopo i miliardi di aiuti spesi, chiaramente al popolo americano e afghano non è stata detta la verità sulle sue capacità ed è indispensabile una risposta", ha spiegato, promettendo un "resoconto completo".
I media intanto, dal New York Times alla CNN, rivelano che il commander in chief ha minimizzato gli allarmi lanciati dall'intelligence da luglio sui rischi di un rapido collasso dell'esercito e del Governo afghani davanti all'inarrestabile avanzata dei talebani. Allarmi peraltro smentiti dai vertici del Pentagono: "Non c'è stato alcun monito sul collasso di Kabul in undici giorni", hanno affermato il segretario alla difesa Lloyd Austin e il capo dello stato maggiore Mark Milley.