L'annuncio dato dalla Russia che lascerà l'ISS, la Stazione spaziale internazionale, dopo il 2024, solleva preoccupazioni sulle conseguenze di un tale passo per le sorti di questo quarantennale connubio, e più in generale della collaborazione tra Paesi in questo settore. A riflettere sulle possibili conseguenze, ai microfoni della RSI, è il giornalista scientifico Piero Bianucci.
"Le ripercussioni - spiega l'esperto - saranno innanzitutto gravi proprio sul piano generale, perché finisce una collaborazione che, non dimentichiamolo, è cominciata nel 1975 con la prima stretta di mano in orbita tra russi e americani. Un lungo periodo di collaborazione non sempre facile, ma che ha permesso, per esempio, l'accesso allo spazio degli Stati Uniti quando hanno mandato in pensione lo Shuttle. Per parecchi anni gli Stati Uniti sono stati dipendenti dalla Russia per l'accesso allo spazio, quindi sono cose che sono cresciute negli anni e che richiederanno decenni per essere ricostruite".
Solo una decina di giorni fa, l'Agenzia spaziale russa ha cambiato il suo direttore. A dirigerla ora c'è Yuri Borisov, matematico di formazione ma che è stato vice primo ministro e viceministro della Difesa, si dice con una mentalità più militare che diplomatica. Ci si chiede se questa nuova nomina aver giocato un ruolo nella scelta.
"Probabilmente ha accelerato di un anno perché prima si parlava del 2025 - dice Bianucci - Non cambia molto, perché dopo il 2024 su questa frase ambigua si stanno esercitando tutte le interpretazioni, a cominciare da quelle della NASA. Dopo il 2024 può voler dire 2025, perché ci vuole comunque un anno di preavviso dopo l'annuncio ufficializzato e controfirmato. Certo è che la Russia ormai ha preso la strada sua". Una svolta che, per il giornalista, difficilmente potrà essere mutata nei prossimi decenni.
Mosca stringerà alleanze spaziali con altri attori di peso, per esempio la Cina?
"La Cina - conclude - ha una stazione spaziale ormai pressoché completata, ma che può crescere. L'idea dei russi era addirittura di unire le forze e fare una stazione spaziale tutta, per così dire, asiatica. Certo è che a fine agosto deve partire "Artemis", il primo passo per ritornare sulla Luna da parte degli Stati Uniti ma anche dell'Europa. Europa, Stati Uniti, Canada e Giappone si troveranno da soli a costruire Gateway (Lunar Gateway ndr), una stazione spaziale non in orbita intorno alla Terra, come quella a cui adesso i russi stanno rinunciando, ma in orbita intorno alla Luna. Ed è il passo che dovrebbe portare alla colonizzazione del Polo Sud della Luna e poi eventualmente alla partenza verso Marte. In questa avventura, che tra l'altro è estremamente impegnativa sul piano tecnologico, scientifico ed economico, l'Occidente si troverà da solo".