Sei Stati su un fronte, la California (la maggiore consumatrice) sola sull'altro: all'ultima scadenza imposta per questa settimana dall'amministrazione Biden non è stato raggiunto nessun accordo che permetta di ridurre i prelievi d'acqua dal Colorado, fiume di oltre 2'000 km di lunghezza simbolo degli Stati Uniti, di cui attraversa e segna i paesaggi più scenografici del West ma che da un ventennio almeno sta enormemente soffrendo la siccità che vi abbiamo raccontato in questo reportage dello scorso settembre.
L'agricoltura nella Imperial Valley in California, grande consumatrice dell'acqua del Colorado
La capitale federale Washington dovrà quindi cominciare a valutare le sue opzioni per far siglare un accordo o persino imporre un taglio ai consumi, che per la maggior parte sono destinati all'agricoltura e per il resto all'approvvigionamento idrico e idroelettrico per 40 milioni di persone nell'ovest del Paese.
Fiume Colorado si sta prosciugando
Telegiornale 18.09.2022, 20:00
Arizona, Colorado, Nevada, Nuovo Messico, Utah e Wyoming hanno proposto un modello di riduzione, le autorità di Sacramento un altro alternativo che penalizzerebbe molto meno gli agricoltori californiani. I primi si fanno forti insieme, le seconde contano sull'avere la legge dalla loro parte, anche se, ultima a valle, la California non tiene - per così dire - il fiume dalla parte del manico. Bisogna poi tener conto anche degli interessi delle comunità native.
Attualmente la ripartizione è regolata dal Colorado River Compact del 1922 e da un accordo con il Messico del 1944. Il primo, in particolare, attribuiva una quota ai quattro Stati del bacino superiore (Colorado, Utah, Wyoming e Nuovo Messico) e un'altra pari ai tre del bacino inferiore, poi suddivise a loro volta come nella carta qui sotto (bisogna quindi considerare due somme che danno ognuna il 100%).
La ripartizione dell'acqua prevista dal Colorado River Compact
Il problema è che quei 21,5 miliardi di metri cubi di acqua spartiti allora non sono più tali, sono calcolati sulla base di un clima che non esiste più. Attualmente ne restano - si stima - 16,5 miliardi annui, complici i cambiamenti climatici che hanno aumentato le temperature e ridotto le precipitazioni, in particolare quelle nevose sulle Rocky Mountains, la principale fonte che alimenta il corso del fiume. E anche quando le nevicate sono nella media o superiori, per effetto del suolo che assorbe sempre più e della quantità maggiore persa con l'evaporazione, queste si traducono in meno acqua che arriva a valle rispetto al passato. Nel contempo i prelievi, in particolare nel bacino inferiore, non sono mutati e il consumo totale si aggira sui 18,5 miliardi di metri cubi.
Un'immagine del Lake Powell: il bordo bianco indica pareti sommerse fino a pochi anni fa. Il livello delle acque scende inesorabilmente
Così da decenni non cessa di scendere il livello dei due grandi bacini creati lungo il corso del Colorado, uno prima e uno dopo il Grand Canyon, il Lake Mead nato con la diga Hoover alle porte di Las Vegas negli anni '30 del secolo scorso e il Lake Powell con la diga del Glen Canyon terminata nel 1963. Negli anni '80 i due laghi erano pieni quasi al massimo delle loro capacità e avevano insieme una superficie di oltre 1'300 km2, oggi contengono circa un quarto di quell'acqua.