Mettere il rossetto sotto la mascherina non ha senso, dal momento che nessuno lo vede. Il coronavirus ha innescato una crisi che è diversa dalle altre anche in questo. Perché, in 4'000 anni di esistenza di rossetti e intrugli affini, niente sembra mai aver intaccato la voglia delle donne di darsi un velo di colore sulle labbra, nemmeno nei momento più drammatici.
"Mette buonumore a chi lo indossa e a chi lo vede", disse Winston Churchill in piena seconda guerra mondiale, quando dovette giustificare il fatto che fra i beni razionati non aveva voluto includere proprio il rossetto. E più tardi, neanche lo choc degli attentati alle torri gemelle a New York stinse le bocche attonite. Anzi, le vendite di rossetto aumentarono dell'11%.
Lo stesso avvenne 12 anni fa dopo il fallimento della Lehman Brothers, il terribile crack finanziario che scatenò una recessione a livello mondiale. Rimaneva almeno l'allegria del rosso sui sorrisi spenti.
Col coronavirus è tutto diverso. Durante il lockdown il crollo delle vendite è stato addirittura del 75%. L'istituto Nielsen, che fa ricerche sul mondo dei consumi e sui mercati a livello mondiale, rileva che in realtà è tutto il mercato dei cosmetici a soffrire con un calo delle vendite complessive del 17% nei primi otto mesi dell'anno. Con tre piccole eccezioni: mascara, ombretto e eyeliner, che sono un po' più richiesti di prima.