Sean Spicer, portavoce di Donald Trump, ha ammesso che il presidente degli Stati Uniti sapeva da oltre due settimane dei controversi contatti fra il suo consigliere per la sicurezza Michael Flynn, dimessosi nei giorni scorsi, e l'ambasciatore russo a Washington Sergei Kislyak sulle sanzioni imposte a Mosca. I cittadini statunitensi senza legittimazione (e Trump allora non era ancora in carica) non possono negoziare con paesi stranieri. La questione venne verificata dal punto di vista giuridico e non risultò un problema, se non di fiducia, una fiducia poi progressivamente venuta meno. La Casa Bianca sta tentando di calmare le acque e il suo inquilino, pur avendo preso la parola a più riprese martedì, ha evitato accuratamente di citare il caso.
Si succedono però le rivelazioni di stampa. Stando a una di queste, il vicepresidente Mike Pence, che difese Flynn, fu in realtà fra gli ultimi a venire informato. Il New York Times, inoltre, riferisce di ripetuti contatti fra la squadra di Trump e i servizi segreti russi durante la campagna elettorale. Si fa il nome di Paul Manafort, che ha definito "assurde" le accuse.
Intanto spunta un nome per la successione a Flynn: è quello di Robert Harward, 60enne ex navy seal già al servizio di George W. Bush e ora manager della Lockheed Martin. È considerato molto vicino al segretario alla difesa Jim Mattis.
pon/ATS/AFP