Dopo che le forze armate statunitensi hanno annunciato mercoledì il completamento della missione di installazione e gestione di un molo galleggiante temporaneo al largo delle coste di Gaza, i pareri sono discordi sull’effettivo successo della missione. Infatti, mentre il viceammiraglio della Marina Brad Cooper, vicecomandante del Comando centrale degli Stati Uniti, durante un briefing ha dichiarato che la “missione di fornitura di generi di prima necessità che utilizzava il molo è stata completata” e “non c’è più bisogno di usarlo”, c’è chi valuta la vicenda un fallimento totale.
Questo perché realizzarlo ha richiesto un’impresa imponente portata a termine da circa 1’000 soldati statunitensi, perché il maltempo e le difficoltà di distribuzione all’interno di Gaza hanno limitato l’efficacia di quello che, secondo l’esercito americano, è stato il più grande sforzo di consegna di aiuti mai compiuto in Medio Oriente e, soprattutto, perché la struttura è rimasta operativa solo per circa venti giorni pur essendo costata molto denaro. Il viceammiraglio ha detto di aspettarsi che il molo, il cui uso è stato autorizzato fino alla fine di luglio, costerà meno dei 230 milioni di dollari previsti dal Pentagono.
Questo straordinario ma travagliato sforzo per portare aiuti umanitari ai palestinesi ha comunque permesso di consegnare oltre 9’000 tonnellate di aiuti umanitari ai cittadini della Striscia di Gaza. “La nostra valutazione è che il molo temporaneo ha centrato il suo obiettivo di far affluire un volume molto elevato di aiuti a Gaza e garantire che questi aiuti umanitari raggiungano i civili di Gaza in modo rapido”, ha dichiarato Cooper.
La creazione del molo provvisorio era stata annunciata dal presidente Joe Biden durante un discorso davanti al Congresso a marzo. Gli aiuti hanno iniziato a fluire a Gaza attraverso la struttura lunga 370 metri a maggio, con un’operazione volta a scongiurare la minaccia di una carestia nella Striscia dopo svariati mesi di guerra tra Israele e Hamas.
L’alto ufficiale della Marina USA ha poi precisato che gli aiuti che arrivano via mare si sposteranno ora al porto di Ashdod, in Israele. Circa 2,3 milioni di tonnellate di aiuti, che al momento si trovano a Cipro o sulle navi in arrivo, andranno ad Ashdod nei prossimi giorni, ha precisato Cooper, aggiungendo che gli Stati Uniti hanno consegnato finora più di 450’000 tonnellate di aiuti umanitari attraverso il porto israeliano e che a suo avviso “altri milioni di tonnellate di aiuti passeranno attraverso questo percorso”.
Il molo galleggiante ha dovuto essere rimosso più volte a causa del maltempo e non è stato utilizzato da giugno, quando è stato spostato nel porto di Ashdod a causa del mare molto mosso. Non è chiaro se l’esercito americano abbia iniziato a smantellare il molo ad Ashdod prima del suo previsto ritorno negli Stati Uniti.
Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite ha interrotto le operazioni al molo a giugno per problemi di sicurezza, causando l’accumulo di aiuti sulla costa di Gaza. L’ONU del resto ha sempre visto negativamente il progetto, poiché non sufficiente a garantire la fornitura di una quantità adeguata di generi alimentari necessaria per Gaza. Secondo le Nazioni Unite, solo la circolazione senza restrizioni israeliane di 600 camion al giorno può evitare una carestia.
RG 12.30 del 18.07.2024 - La corrispondenza di Michele Giorgio
RSI Info 18.07.2024, 13:23
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