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Il futuro dell’agricoltura e le fattorie verticali

Coltivazioni in ambienti chiusi, dove si risparmia acqua e suolo. I pesticidi non servono e si raccoglie tutto l'anno. L'ambiente ringrazia, ma i costi sono ancora elevati

  • 25 giugno 2023, 08:00
  • 8 febbraio, 10:43

Il futuro dell’agricoltura e le fattorie verticali

RSI/Angeli/Prioglio 25.06.2023, 11:17

Di: Massimiliano Angeli

Le vertical farm sono ormai una realtà. Consentono di coltivare su strati sovrapposti verticalmente, in ambienti chiusi, protetti e controllati. Senza pesticidi. Garantiscono raccolti su tutto l’arco dell’anno, con rese enormemente superiori rispetto all’agricoltura tradizionale.

"Fino a 100 volte più insalata che in campo aperto"

“Il vantaggio dell'agricoltura verticale è che il raccolto è molto più elevato. Per unità di terreno, l'agricoltura verticale può produrre circa 100 volte più insalata che in campo aperto, circa dieci volte di più che in serra”, spiega ai microfoni della RSI Christoph Carlen, head for research division plant di Agroscope.

“Altri vantaggi dell'agricoltura verticale sono la minore perdita di acqua e di sostanze nutrienti. Sono necessari meno pesticidi e le condizioni di crescita sono ottimali per le piante. Non ci sono perdite del raccolto dovute al maltempo o al freddo, alle intemperie o al gelo, etc. e non c’è spreco alimentare. Soprattutto vengono ridotti i consumi di acqua e suolo. E i prodotti sono subito disponibili in loco, così si abbattono i costi dei trasporti e il relativo inquinamento”, sottolinea Carlen.

I progetti in Svizzera

In Svizzera - dice Carlen - c'è attualmente un progetto di InnoSuisse con l'azienda Yasai nel cantone di Zurigo con FENACO, con un partner impegnato nella ricerca, come l’Università di Scienze Applicate di Zurigo, con Agroscope per la coltivazione di erbe e piante aromatiche in agricoltura verticale (come il basilico, il coriandolo, la menta piperita, la melissa…).

Planet Farms: "Produciamo già 30'000 confezioni al giorno"

All’estero le fattorie verticali sono ormai una realtà industriale. “Noi possiamo coltivare quello che serve, dove serve, quando serve. Mentre invece, con l'agricoltura tradizionale, andiamo a coltivare dove si può, quello che si può, quando si può”. Così l’agronoma Chiara Tenconi di Planet Farms, ai microfoni della RSI. “Planet Farms ha il più grande stabilimento produttivo di vertical farm in Europa, a Cavenago di Brianza, con una superficie di coltivazione pari a circa 8’000 metri quadri. Siamo in grado di produrre 30’000 confezioni al giorno di prodotto”.

"Risparmiamo il 95% di acqua e il 90% di suolo"

“Noi abbiamo un risparmio di utilizzo di acqua rispetto all'agricoltura tradizionale del 95%, perché la riutilizziamo e anche perché il nostro prodotto non deve essere lavato (pensiamo, invece, alla quarta gamma, che prevede tre lavaggi). E poi, andando in verticale, ovviamente abbiamo un 90% di risparmio di suolo”, dice Tenconi. E i vantaggi non finiscono qui. “È chiaro che, anche in agricoltura tradizionale vengono fatti più tagli, soprattutto per alcune varietà, però in un ambiente protetto e controllato come il nostro si ha un recupero del prodotto del 100%, perché siamo in un ambiente pharma grade, dove ci sono filtri assoluti che prevengono completamente l'ingresso di potenziali patogeni, insetti o contaminazioni esterne. Non avendo contaminazioni esterne il prodotto è sempre bello e pronto per essere consumato. Quindi nessuno spreco”.

"I costi sono ancora un limite"

L’agricoltura verticale, però, ha ancora dei limiti. “Gli svantaggi delle vertical farm sono ovviamente legati ai costi degli edifici, degli impianti e di tutte le attrezzature automatizzate. Il costo è elevato anche per la luce che viene prodotta tramite l'elettricità”, sottolinea Carlen.

"Con la lattuga e le erbe aromatiche abbiamo il vantaggio di poter raccogliere l'intera pianta. Ciò significa che tutto ciò che viene prodotto con queste costose luci a LED può essere venduto ed essere convertito in denaro. Non è questo il caso, per esempio, delle fragole; per le dimensioni, sarebbero adatte all'agricoltura verticale, ma solo una piccola parte dell'intera massa vegetale che viene prodotta può essere venduta, cioè i frutti, che risultano di conseguenza molto costosi", spiega Carlen.

“Non siamo in grado di produrre grandi quantità di prodotti, come invece facciamo in campo aperto, perché l'agricoltura verticale è ancora in una fase iniziale. Ha ancora bisogno di molta, molta ottimizzazione per rendere il tutto appetibile per molte aziende”, spiega l'esperto svizzero. “L'agricoltura verticale non risolverà il problema della fame nel mondo. I costi di produzione in verticale delle colture che forniscono molte calorie (come i cereali, le patate, il mais o il riso), sono troppo alti rispetto al campo aperto, e quindi non sono affatto redditizi”, conclude Carlen.

Le aziende, però, sono fiduciose. “La vertical farm è sicuramente una risposta a quelle che sono le difficoltà attuali della produzione, alla continua crescita della popolazione e alle difficoltà che ci sono a livello sia di suolo che di clima”, spiega Tenconi. Da un punto di vista agronomico è possibile coltivare il grano in ambiente protetto. Dal punto di vista economico va studiato il business case”.

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