Ambiente

Api e impollinatori: perché sono importanti e come aiutarli

In occasione della Giornata mondiale delle api, ribadiamo il loro vitale ruolo nella coltivazione e approfondiamo le cause che ne stanno determinando la scomparsa

  • 17 maggio 2023, 12:48
Api e impollinatori
  • iStock
Di: Emma Berger 

Il 20 maggio è la Giornata mondiale delle api, instituita nel 2017 dalle Nazioni Unite: abbiamo colto l’occasione per ribadire l’importanza degli insetti impollinatori – non solo api - nella riproduzione di piante e nella stessa produzione di cibo, e quanto sia necessario promuoverne la salvaguardia. Oltre a questo, abbiamo voluto fare chiarezza sul mondo delle api, soffermandoci sul perché l’Apis mellifera - ovvero quella domestica - non sia davvero a rischio estinzione. Per farlo, ci siamo avvalsi del sapere di Lorenzo Giollo, biologo e collaboratore scientifico alla Fondazione Bolle di Magadino, coinvolto attivamente in progetti legati al mondo degli insetti e delle api.

Ape domestica e ape selvatica

Le specie di api sono più di quante potremmo immaginare: il numero, infatti, si aggira intorno alle 20'000, che se messo in relazione con il numero di specie di mammiferi (circa 5500), di anfibi (dalle 5000 alle 8000), o di uccelli (circa 10’000), mostra la diversità del mondo delle api. Ce ne sono di solitarie e di sociali; alcune visitano un solo genere di piante e altre non hanno preferenze; altre addirittura non sono grandi impollinatrici.
La specie più conosciuta è l’Apis mellifera, ovvero l’ape domestica o, per intenderci, quella da miele. Nell’immaginario collettivo viene naturale quindi, quando si parla di “api”, fare il collegamento con questa specie, ma farlo sarebbe sbagliato: come abbiamo visto, le specie di api sono molte di più. È importante distinguere l’ape mellifera (o domestica) dalle api selvatiche, ed è importante farlo anche per non confondersi quando si parla di “api in via di estinzione”, poiché l’ape mellifera non è minacciata, ma lo sono molte altre specie di api selvatiche: Lorenzo Giollo, infatti, conferma che «la lista rossa delle api in Europa mostra che il 9,2% delle circa 2000 specie di api presenti nel continente è minacciato». La lista rossa in questione è un rapporto pubblicato dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), che ha lo scopo di identificare le specie europee a rischio di estinzione, per poi raccomandare le giuste misure di conservazione. In Svizzera le specie attualmente presenti sono 570 e prosegue Giollo «l’ultimo rapporto del Consiglio Federale concernente la salute delle api e redatto nel 1994 constatava che le specie di api selvatiche minacciate erano il 45%. Il prossimo rapporto uscirà a breve e da quello che ho potuto capire, il numero di specie a rischio non è variato di molto».

Natura: ape domestica su un fiore di melo

Natura: ape domestica su un fiore di melo

  • ©Dipartimento del Territorio / Sofia Mangili

Le cause principali del declino

Agricoltura

Quello che contribuisce di più alla perdita di api selvatiche e altri insetti impollinatori – come farfalle, coleotteri e ditteri – è la perdita e il degrado dei loro habitat naturali. Come spiega Lorenzo Giollo: «Questo è dovuto principalmente all’intensificazione di pratiche agricole: l’incremento nell’utilizzo di fertilizzanti azotati, diventati più economici, ha posto la necessità di tagliare l’erba più frequentemente. Quando i regimi di sfalcio sono più frequenti, le piante non hanno il tempo di crescere e produrre fiori e quindi anche di fornire cibo per gli impollinatori. Inoltre, i fertilizzanti favoriscono delle specie di piante che crescono velocemente ma sono poco attraenti e utili per gli insetti in questione; infatti, favoriscono la formazione di prati rudimentali poveri di piante da fiore.» Anche alcuni pesticidi ed erbicidi pongono dei problemi, i primi attaccando direttamente l’insetto e i secondi danneggiando le risorse di cui si nutre. Sempre in agricoltura, l’aumento degli allevamenti di bestiame riduce la disponibilità di fiori e di piante. In generale, il passaggio a un’agricoltura più intensiva ha limitato la diversità vegetale e causato una perdita di una fioritura stagionale, cosa che ha impattato negativamente gli impollinatori.

Urbanizzazione e cambiamento climatico

L’urbanizzazione è un altro fattore che causa il declino, dal momento che città, strade, palazzi, e fabbriche sono costruite a discapito di ambienti naturali. Per quanto riguarda il cambiamento climatico, Giollo afferma che «in alcuni casi ha giocato un ruolo importante: i periodi di forte pioggia impediscono agli insetti di essere attivi e di cibarsi, così come i momenti di siccità che presentano ugualmente una minaccia. Va detto però che un clima caldo non è per forza un problema, perché le api amano queste temperature e, relativamente, anche il secco.»
È anche per questi motivi che l’ape domestica non è particolarmente minacciata: «essendo una specie allevata, l’uomo fornisce all’ape mellifera un nido in cui tornare. Stanno meglio anche perché non hanno particolari preferenze rispetto alla pianta da cui prendere il polline, mentre altri api selvatiche mostrano vari livelli di preferenze.» Questo non vuol dire che non sono esposte a pericoli: «anche loro sono soggette all’utilizzo di pesticidi o alla diminuzione della quantità e della diversità di fiori disponibili.»

Il ruolo degli impollinatori nella coltivazione e produzione di cibo

Sulle 124 principali colture coltivate globalmente per l’uomo, 87 dipendono dall’impollinazione da parte di insetti, ovvero il 70%: ad alcune piante servono per la produzione di semi come carote, cipolle e aglio, ad altre per migliorare la qualità e la resa dei prodotti, come nel caso di caffè e noci, per esempio. Per quanto riguarda il volume della produzione agricola globale, invece, si stima che circa un terzo del cibo che mangiamo proviene da piante impollinate dagli insetti; mentre il 60% della produzione globale di cibo proviene da colture impollinate dal vento o passivamente, come cereali e canna da zucchero, che sono tra le principali colture globali.
Gli impollinatori contribuiscono ad aumentare la produzione di molta frutta, verdura e legumi: una diminuzione di questi alimenti porterebbe anche a carenze di micro e macronutrienti importanti e ci porterebbe a una dieta basata sulle colture impollinate dal vento, come grano, farro, riso e mais.
In particolare, le colture che sono più dipendenti dall'impollinazione animale sono frutta e verdura come kiwi, zucca, mele, albicocche, ciliegie; ma anche mandorle, anacardi, cacao e caffè.
Nell’impollinazione animale, le api (selvatiche e domestiche) svolgono il ruolo più grande nell’impollinazione delle piante. Quelle mellifere rimangono le più versatili, economiche e convenienti nella produzione agricola: la soluzione per garantire l’impollinazione delle colture è quella degli alveari gestiti, tuttavia, basarsi su una specie non sarebbe così sensato e l’impollinazione è più efficiente nel tempo quando più specie diverse sono presenti.
Come precisa Giollo, però «non si può giustificare un’alta diversità di specie di api soltanto per ragioni agro-economiche. La produzione delle principali culture a livello globale sarebbe probabilmente garantita da poche specie relativamente generaliste: banalizzando, basterebbero l’ape mellifera, qualche specie di bombo e qualche specie solitaria. L’importanza di una diversità di specie di api, come di una biodiversità in generale, va inserita in un contesto più ampio. La fitta rete di interazioni fra specie che hanno una lunga storia di coevoluzione, come gli impollinatori e le piante a fiore, trova sempre un suo equilibrio nelle giuste condizioni. Se gli habitat necessari sono presenti, specie e interazioni prosperano. Le api, fra gli altri, non vanno protette soltanto per delle ragioni antropocentriche ma più semplicemente perché esistono».

Le arnie private contribuiscono davvero alla conservazione delle api?

Contrariamente a quello che si possa pensare, installare un’arnia nel proprio giardino potrebbe non essere una buona idea. «È un tema sul quale si discute sempre di più spiega Giollo le mellifere sono molte di più rispetto a una specie solitaria o a una colonia di specie selvatiche. Alcuni studi dimostrano come un aumento di api domestiche potrebbe portare a un’eccessiva competizione con altre specie selvatiche sulle risorse: per esempio, un fiore, quando è visitato, necessita di tempo prima di avere abbastanza nettare per un altro insetto. Inoltre, le mellifere si spostano chilometri dal nido, aumentando quindi il livello di competizione. Va detto che non c’è ancora un consenso generale, ma gli studi vanno in questa direzione ed è meglio preferire altre soluzioni.»

Lasciate il vostro giardino in disordine

«Tra gli accorgimenti che si possono tenere in considerazione, se si possiede un giardino, c’è quello di lasciare degli spazi incolti, in cui non tagliare l’erba, in modo che i fiori possano crescere e fornire nutrimento; oppure piantare piante e fiori autoctoni, come il corniolo, il sambuco comune, il mirtillo, il timo, la lavanda e il rosmarino; si possono anche installare alcune strutture in cui gli impollinatori fanno il nido, come rami secchi e legno morto. In ogni caso, a volte, vale la pena “non fare” e lasciare il giardino a uno stato più selvaggio: le specie presenti in zona si adatteranno.»

Giardino incolto

Giardino incolto

  • ©iStock

Il potere dei consumatori

«Più in generale, invece, il potere che hanno i consumatori è quello di poter decidere, nel limite del possibile, quello che si mangia: sostenere produttori che utilizzano pratiche agricole più rispettose e sostenibili per esempio limitando l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi sintetici aiuta a sostenere un ambiente sicuro per gli impollinatori».

Fonti:
Consigli per un giardino naturale: pronatura-ti.ch
Cosa piantare? Infoflora.ch
Lista Rossa europea delle api
Klein, AM et al. 2007, «Importance of Pollinators in Changing Landscapes for World Crops.», Proc Roy Soc B, 274(1608), pp. 303–313.
M. Mauretto, Giacomo, «Se pianto un albero posso mangiare una bistecca?», 2023.
Goulon, Dave, «Terra silenziosa. Come possiamo e perché dobbiamo evitare che gli insetti scompaiano», 2021.
Goulson, Dave, «Effects of Introduced Bees on Native Ecosystems» Annual Review of Ecology, Evolution, and Systematics, vol. 34, 2003, pp. 1–26.
Theguardian.com

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