“Il Wisconsin è il nuovo Ohio”, ripetono con un po’ di orgoglio i suoi abitanti, per sottolineare il carattere decisivo del voto in questo stato per la conquista della Casa Bianca. Nel 2016 la contesa fu decisa dal solo 0,7 % dell’elettorato, 22'000 voti su una popolazione complessiva di poco meno di sei milioni di abitanti. Cifre alla mano, in questo Stato dalla doppia anima - industriale e agricola - quattro anni fa fu decisivo soprattutto il crollo del voto democratico con l’astensione della comunità afroamericana nell’area metropolitana di Milwaukee. Ma poco distante dalle aree urbane furono in molti, a sorpresa, a cedere alle sirene del candidato che più rappresentava una novità: Donald Trump. La sorpresa fu tale che Hillary Clinton non aveva tenuto neppure un comizio in questo stato del Midwest, dando per scontata la vittoria democratica che si ripeteva dai tempi di Ronald Reagan.
Alle sirene di una fulminea ripresa economica ha creduto chi, dopo aver visto realizzare da Amazon uno dei principali centri di distribuzioni a sud di Milwaukee, ha ceduto alle avance di un gigante dell’elettronica di Taiwan con la promessa di creare 13'000 posti di lavoro. A questa promessa, oliata da miliardi di agevolazioni fiscali, hanno creduto tutti i vicini di Kim che hanno lasciato le loro abitazioni per lasciare spazio a Foxconn. Ora l’abitazione di Kim e la sua famiglia pare l’ultimo avamposto di un Wisconsin che non c’è più in un grande sterro circondato da una distesa di asfalto e capannoni. Dei 10 milioni televisori a schermo piatto che avrebbero dovuto venire prodotti non se n’è visto uno, per non parlare della decina di migliaia di posti di lavoro che rimangono un miraggio. La frazione di Mount Pleasant con la sua dozzina di abitazioni invece non c’è più.
Anche le speranze di Jerry sono andate deluse. Con caparbietà porta avanti l’azienda agricola avviata dai suoi avi arrivati dalla Boemia a fine Ottocento. Negli Anni Cinquanta suo nonno aveva sedici mucche e con quanto prodotto nella sua fattoria viveva dignitosamente. Oggi nella tenuta di Jerry ci sono 330 capi ma alla fine del mese ci arriva con sempre maggiore preoccupazione. “Guadagnavo di più e lavoravo meno quando ho iniziato, 25 anni fa”, racconta.
Il Wisconsin è la latteria d’America. Se fosse una nazione sarebbe il quarto produttore di latte al mondo. Ma il prezzo del latte è basso, la guerra dei dazi ha reso più esasperato il mercato interno e il latte sottocosto prodotto da grandi aziende nel vicino Michigan ha inondato lo stato limitrofo. In questa America di mezzo che è il Wisconsin negli ultimi dieci anni la metà degli allevatori ha gettato la spugna.
Come la maggioranza degli elettori del suo stato, quattro anni fa Jerry aveva creduto alle promesse di Donald Trump. “Nelle sue parole suonava qualcosa di nuovo, spiega concedendosi lunghe pause, la promessa che finalmente qualcuno ci avrebbe preso in considerazione e protetto”. Ma al primo posto dell’America First trumpiana, ammette con amarezza, non c’erano gli allevatori del Wisconsin. Quanto è accaduto, confida, gli “ha aperto gli occhi”: s’informa e legge di più, si è coinvolto maggiormente nella union, il sindacato degli allevatori. “La ricetta per la sopravvivenza non può essere continuare a produrre di più, sempre di più”, ripete, soffocando quello che sembrerebbe un moto di rabbia e frustrazione.
Da quando l’ha ripresa dal padre, l’azienda è cresciuta a vista d’occhio. Jerry vive nella casa vicino al granaio con la moglie e le quattro figlie. Quale futuro immagina per la fattoria, chiedo. Sorride e mi dice che le due figlie più grandi d’estate l’aiutano con le mucche. “Lo fanno perché mi amano, chiosa, non perché amano questo lavoro”.
Seduto sul sedile posteriore del suo pick-up rosso, penso che non ci sia dichiarazione d’amore più commovente e più triste e, mentre lo sento borbottare al volante auspicando che le elezioni di novembre portino un cambiamento per il suo lavoro, penso a quanto Washington sembri distante vista da qui. A come la politica della capitale federale possa sembrare sorda ai bisogni di chi vive di questa terra del Wisconsin, terra di mezzo dell'American Dream, dove ognuno continua ad alimentare il suo sogno, senza però riporre la propria speranza nella sola politica.