Manifestano davanti alla Corte Suprema sin dalle prime ore del mattino. A Washington fa freddo e piovaschi bagnano l’attesa, ma il gruppo di persone ai piedi della scalinata della massima corte americana diventa sempre più grande. E rumoroso. Tra di loro ci sono Luis e Angelica immigrati dal Messico. C’è Jessica i cui genitori sono emigrarono dalla Repubblica Dominicana anni orsono. Ci sono tanti, tantissimi giovani, diversi attivisti, alcuni “dreamers”, tutti a loro modo sognatori. Il massimo organo istituzionale decide su di loro, i “dreamers”, come vengono chiamati figli degli immigrati irregolari arrivati da bambini e cresciuti in America.
Si stima siano quasi 800'000 i giovani clandestini arrivati negli Stati Uniti regolarizzati nel 2012.
La Corte Suprema inizia oggi le audizioni sul programma di salvaguardia dei diritti - il “Daca” [“
Deferred action for childhood arrivals”] - promulgato da Barack Obama nel 2012 per decreto e revocato nel settembre 2017 da Donald Trump. L’anno scorso la Corte d’Appello sentenziò che quello stop era arbitrario; toccherà ai nove giudici della Corte Suprema esprimersi sulla sua legalità.
Si stima siano quasi 800'000 i giovani clandestini sotto i sedici anni arrivati negli Stati Uniti regolarizzati nel 2012 dopo che per anni al Congresso un confronto politico più che mai polarizzato, specie sull’immigrazione, non era riuscito a trovare una soluzione condivisa.
L'immigrazione è un nervo sempre scoperto della politica americana dell’era trumpiana
La battaglia in scena da stamattina è importante perché tocca un nervo sempre scoperto della politica americana dell’era trumpiana – l’immigrazione – e tocca non solo a parole l’“
American dream”, un caposaldo della “
Land of opportunities” tanto che contro la revoca del programma di protezione si sono schierati anche giganti dell’
economia come
Microsoft (che dà lavoro a una sessantina di
dreamers) o
Apple che ne impiega oltre quattrocento.
Sotto accusa è la rigidità politica sull’immigrazione di Donald Trump che sui “dreamers” ha detto tutto e il suo contrario. Durante la campagna presidenziale aveva insistito sulla sua illegalità, per poi attestare la sua simpatia con un tweet nei confronti dei giovani immigrati. E anche alla vigilia del dibattimento, sempre via Twitter, il presidente ha dapprima scritto il falso parlando di “criminali incalliti” tra coloro che hanno iscritto al programma di regolarizzazione (mentre per ricevere l’autorizzazione a studiare e a lavorare negli USA devono rispettare determinati criteri), per poi tendere loro la mano dicendo che “un accordo con i Democratici si troverà per permetterlo loro di rimanere in America”.
Il tweet di Donald Trump
La Corte Suprema dovrebbe emettere la sua sentenza nella primavera del 2020 e qualunque sia il suo giudizio, inevitabilmente, finirà per infiammare la contesa politica a pochi mesi dalle Elezioni presidenziali.
Dreamers: verso l'ora X?
Telegiornale 12.11.2019, 21:00